Villa Rendano, ampia partecipazione al convegno su bullismo e cyberbullismo

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COSENZA – Un fenomeno dilagante dagli esiti spesso tragici che sempre più spesso riempie le pagine di cronaca. Promosso dell’associazione Tinlella, si è tenuto presso Villa Rendano il convegno sul bullismo e il cyberbullismo. «I ragazzi vanno seguito in famiglia senza tralasciare le indicazioni degli educatori, nessuno deve sentirsi escluso da questo compito. Cerchiamo di dare una società diversa ai nostri ragazzi, i ragazzi devono aver voglia di andare avanti senza aver voglia di sfidare gli insegnanti o i genitori», dice Maria Raffaella Ramundo, presidente dell’associazione Tinlella. «Quella di oggi è un’occasione importante per diffondere informazioni su un fenomeno che sta diventando dilagante», dice la psicologa Floriana Posca. Il drammatico caso di Carolina Picchio, la quattordicenne novarese vittima di cyberbullismo che si è suicidata nel 2013 lanciandosi dal balcone, è stato il doloroso incipit dell’intervento di Floriana Posca. «Dai dati del 2014 è emerso che più del 50% di ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 17 anni è vittima di bullismo, il dato confortante è che gran parte di questi ragazzi ha raccontato gli episodi ai genitori», prosegue. Quali sono le caratteristiche del bullismo? «Intenzionalità, reiterazione e persistenza nel tempo, asimmetria di potere e riduzione di empatia sono le caratteristiche del bullismo che coinvolge anche altri protagonisti: i gregari o bulli passivi, persone tendenzialmente insicure che incitano i comportamenti; gli spettatori o esterni e i difensori della vittima. Il rifiuto o scuse per non andare a scuola, il voler andare a scuola con modalità diverse per evitare di incontrare i bambini, l’essere piagnucolosi o infelici, soffrire di disturbi del sonno, la presenza di lividi o graffi e l’odio nei confronti della scuola sono alcuni elementi che dovrebbero far scattare i campanelli d’allarme. Il bullo e gli spettatori possono sviluppare comportamenti antisociali, abbandonare la scuola, abusare di sostanze; da adulti potrebbero dar vita ad episodi di mobbing nel campo lavorativo ed essere genitori aggressivi. La vittima mostra bassi livelli di autostima e autoefficacia, soffre di disturbi d’ansia, psicosomatici e dell’umore, può abbandonare la scuola, essere autolesionista e sviluppare ideazione suicidarie o, nel peggiore dei casi, suicidarsi. Tra i fattori di rischio figurano gli stili educativi genitoriali. Genitori autoritari/aggressivi (non esprimono molto calore, impongono regole severe e hanno alte aspettative; usano punizioni e non offrono alternative per imparare a ragionare e scegliere) hanno figli che cercano amore attraverso l’obbedienza, il compiacimento e la ricerca di successo; hanno bassa autostima, difficoltà a socializzare e possono soffrire di ansia e depressione; genitori permissivi/iperprotettivi (forniscono poche regole, quando le offrono sono incoerenti, danno affetto in momenti inopportuni, si relazionano come figure amiche) hanno figli ansiosi, insicuri, con scarse abilità sociali, una condotta insufficiente a scuola e l’assenza di motivazione a perseguire gli obiettivi; genitori trascuranti/rifiutanti (emotivamente distanti, esercitano poco o nessun controllo, spesso sono sopraffatti dai propri problemi per affrontare quelli dei figli, non sentono senso di responsabilità educativa) hanno figli che sono emotivamente ritirati e che soffrono di ansia, stress e paura. Lo stile genitoriali migliore è quello autorevole/assertivo (I genitori stabiliscono regole in modo chiaro, è caloroso, manifesta stima e fiducia), i bambini cresciuti con genitori che adottano questo stile sono autonomi, maturi, assertivi, hanno fiducia in sé, rispettano le regole dopo averle comprese. Imparare a dire di no ai figli è importante, altrettanto importante è dialogare, ascoltare, dare importanza alle risorse del bambino in modo da rinforzare l’autostima, lasciare al bambino la possibilità di risolvere in modo autonomo la situazione, accertarsi che si tratti di bullismo o cyberbullismo significa essere genitori consapevoli», dice Floriana. Ad ampio raggio l’intervento dell’avvocato Emilio Perfetti che analizza gli elementi giuridici connessi al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo: «A differenza del cyberbullismo, definito dall’art. 1 della Legge 71 del 2017 come ‘qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare il minore o un gruppo di minori ponendo in atto un abuso, un attacco o la messa in ridicolo’, non esiste una definizione giuridica del bullismo che si incardina su tre principi: intenzionalità, che nel linguaggio giuridico diventa dolo; persistenza nel tempo e asimmetria nelle relazioni. I reati tipici sono: percosse, lesioni, minacce, stalking, ingiuria, diffamazione, danneggiamento. Il codice penale associazione le conseguenze sul piano penale all’età: gli infraquattordicenni non sono imputabili, per gli infradiciottenni l’immutabilità è condizionata, e poi gli adulti». Di impatto l’intervento del sostituto commissario Tiziana Scarpelli che ha raccontato la vicenda di una tredicenne dell’hinterland Cosentino che ha inviato foto ‘osé’ a più persone. Dialogo, ascolto, creazione di una rete e l’importanza di far emergere il talento di ogni bambino sono i punti su cui concordano l’assessore alla Scuola Matilde Spadafora Lanzino, il presidente della Confcommercio Klaus Algieri, il dottor Gianfranco Scarpelli e il numeroso pubblico che ha marcato l’importanza di affrontare simili tematiche, «fenomeni non nuovi che oggi si moltiplicano con Internet», come dice Eugenio Corcione, presidente dell’ordine dei medici di Cosenza. (Foto presa dalla pagina Facebook Fondazione Attilio e Elena Giuliani onlus-Villa Rendano)

Rita Pellicori

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