COSENZA – È l’evento più atteso a Cosenza. Una tradizione che va avanti da 700 anni. La Fiera di San Giuseppe anche quest’anno ha animato, per cinque giorni, la città bruzia. Un tempo la fiera ospitava, nel centro storico, i mercanti che arrivavano da lontano. Oggi, pur essendo allocata nella parte nuova della città, non ha perso la sua dimensione internazionale, dando ospitalità ad espositori e venditori ambulanti provenienti da tutto il mondo.
«Cosenza è la città più accogliente in assoluto» – sussurra un migrante ambulante mentre accetta un bicchiere di latte offerto dai volontari. E di posti, i migranti, ne girano tanti. Dormendo per strada, nei loro sacchi a pelo e percorrendo chilometri per guadagnare qualche euro. La fiera a Cosenza è soprattutto questo. Accoglienza. I cosentini si mobilitano in massa per offrire servizi e sostegno ai migranti che raggiungono la città per vendere la loro mercanzia.
Tra questi ci sono i 50 volontari delle associazioni Operai della Divina Misericordia e Franco Loise che ogni mattina, dal 16 al 19 marzo, dalle 7 alle 8.30, hanno offerto la colazione agli ambulanti. Suddivisi in sette gruppi e con l’aiuto di carrelli, i volontari hanno percorso a piedi la fiera e donato una brioche, un caffè, un bicchiere di latte, ma anche stretto mani e regalato sorrisi. Incontri speciali che hanno gratificato i volontari più anziani ed entusiasmato i giovani che, per la prima volta, tra il freddo e la pioggia, hanno vissuto questa straordinaria esperienza di solidarietà. 200 i litri di latte consumati al giorno e poi cornetti, biscotti, dolciumi vari, ma anche uova per venire incontro alle esigenze di chi è abituato ad una colazione diversa da quella italiana. Carrelli pieni che ogni mattina, puntualmente, venivano svuotati tra una bancarella e l’altra di viale Parco. “La cosa che ci ha colpito di più – raccontano i volontari – è stata la risposta dei venditori ambulanti italiani che, qualche anno fa, facevano colazione al bar e che, invece, oggi, hanno accettato di buon grado caffè e cornetti, segno che la crisi è ancora forte e colpisce, purtroppo, in Italia, sempre più persone”.