ROMA – Un’intervista fu galeotta. Così l’ex Pg di Catanzaro Otello Lupacchini è finito a processo disciplinare per le pubbliche critiche, secondo l’accusa denigratorie, al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, all’indomani di “Rinascita Scott”, l’operazione contro la ‘ndrangheta che aveva portato a 350 arresti.
“I nomi degli arrestati e le ragioni degli arresti – aveva detto Lupacchini a Tgcom 24- li abbiamo conosciuti soltanto a seguito della pubblicazione sulla stampa che evidentemente è molto più importante della procura generale contattare e informare. Al di là di quelle che sono poi, invece, le attività della procura generale, che quindi può rispondere soltanto sulla base di ciò che normalmente accade e cioè l’evanescenza come ombra lunatica di molte operazioni della procura distrettuale di Catanzaro stessa”.
Lupacchini, l’accusa “petizione a sostegno di Facciolla”
Per le stesse ragioni Dall’Olio ha chiesto di condannare Lupacchini anche per aver postato sul suo profilo Facebook una petizione a sostegno di un magistrato del distretto, il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, che era stato trasferito d’ufficio dal Csm a seguito di un’indagine della procura di Salerno. Secondo il rappresentante dell’accusa postare quella petizione, che conteneva espressioni “denigratorie” per il Csm, aveva il significato un’adesione. Un fatto censurabile visto il ruolo che ricopriva di capo degli organi requirenti del distretto di Catanzaro. La prossima udienza è fissata al 14 giugno, la parola passerà al difensore di Lupacchini, l’avvocato Ivano Lai, e allo stesso magistrato, che ha già letto in aula una dichiarazione: “voglio precisare e ribadire che il mio agire è sempre stato ispirato al superiore interesse della giustizia da conseguire al prezzo del più rigoroso rispetto della legge”.