FERRARA – Dopo la riesumazione del corpo di Denis Bergamini – il calciatore di Argenta (Ferrara) morto nel novembre 1989 sulla Statale 106 Jonica a Roseto Capo Spulico (Cosenza) in circostanze misteriose – la bara custodita nel cimitero di Boccaleone (Argenta) è stata trasferita a Cona e sui resti del giocatore del Cosenza sono stati effettuati i primi esami dai quali emergerebbero incongruenze con ciò che si era capito con la prima autopsia, che aveva attribuito il decesso a suicidio. La parte del corpo maggiormente interessata dal trauma sarebbe quella sinistra e non quella destra come invece si era sempre pensato e sulla sinistra del corpo ci sarebbe anche un taglio longitudinale sospetto della testa del femore che a detta dei consulenti e dei periti apparirebbe anomalo e innaturale. Dalle lesioni riscontrate, il corpo del calciatore sarebbe stato schiacciato dal ventre verso la schiena e non viceversa.
«Lo squarcio si apre sulla pancia – afferma Fabio Anselmo, avvocato della famiglia Bergamini – e quindi è evidente dai risultati che Denis Bergamini fosse coricato supino e non prono, esattamente il contrario di quello che mostrano le fotografie dell’epoca». All’epoca dei fatti si parlò di suicidio ma i familiari e le persone vicine a Bergamini non credettero a quel verdetto e da quasi trent’anni lottano per fare luce sul caso. Ora a distanza di quasi tre decenni sembra che Bergamini non si sia gettato volontariamente sotto a un camion per togliersi la vita come invece aveva sempre raccontato Isabella Internò, l’ex fidanzata che si trovava con lui quella sera. La decisione della riesumazione era stata presa dal gip del Tribunale di Castrovillari, Teresa Riggio, che nel corso dell’incidente probatorio svoltosi nelle scorse settimane, aveva accolto la richiesta della procura che ha riaperto l’inchiesta sulla morte di Bergamini, archiviata, a suo tempo, appunto come suicidio. La procura ipotizza che si tratti di un omicidio.