Cosenza, blitz dei carabinieri. Arrestati politici. Ai domiciliari Sandro Principe

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COSENZA – Dieci persone sono state arrestate dai Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza su ordine della DDA di Catanzaro. Fra gli arrestati c’è l’ex sottosegretario al Lavoro Sandro Principe, ex assessori e consiglieri comunali di Rende, quattro esponenti di di vertice della cosca di ‘ndrangheta “Lanzino-Ruà”, egemone in provincia di Cosenza. Ai domiciliari è finito, come detto, Sandro Principe, più volte sindaco di Rende, consigliere ed assessore regionale, ma anche Rosario Mirabelli, ex consigliere regionale ed ex consigliere provinciale di Cosenza, Umberto Bernaudo, ex sindaco di Rende ed ex consigliere provinciale di Cosenza, Pietro Ruffolo e Giuseppe Gagliardi, entrambi con esperienze amministrative sia nel consiglio provinciale di Cosenza che nell’amministrazione del comune di Rende. I reati contestati a vario titolo sono concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio, corruzione. Il provvedimento restrittivo, emesso dal gip del Tribunale di Catanzaro, è stato poi notificato in carcere a quattro elementi di spicco della cosca Lanzino-Ruà. Si tratta di Adolfo D’Ambrosio (49), Michele Di Puppo (52), Francesco Patitucci (56) e Umberto Di Puppo (47). Arrestato, infine, anche Marco Paolo Lento (41).  Le indagini, condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, sono state svolte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Cosenza ed hanno delineato un “intreccio” politico/mafioso che ha consentito a candidati alle varie tornate elettorali per il rinnovo del Consiglio Comunale di Rende, dal 1999 al 2011, per il rinnovo del Consiglio Provinciale di Cosenza del 2009 e del Consiglio Regionale della Calabria del 2010, di ottenere l’appoggio elettorale da parte di personaggi di rilievo della cosca di ‘ndrangheta “Lanzino-Ruà” di Cosenza, già tutti definitivamente condannati per “associazione mafiosa”, in cambio di favori. Tra le attività illecite riscontrate che hanno permesso di smantellare un sistema collaudato ultradecennale, con il fulcro nell’amministrazione comunale di Rende, ci sono quelle relative all’affidamento in gestione di locali pubblici comunali a benficio di personaggi appartenenti alla ‘ndrangheta, all’assunzione presso la società “municipalizzata” preposta alla gestione dei servizi comunali, di soggetti vicini al gruppo criminale, al mancato licenziamento di alcuni di questi nonostante alcune condanne, la promessa dell’erogazione di fondi pubblici per finanziare una cooperativa creata ad hoc, da un personaggio di vertice della cosca, per la gestione dell’area mercatale di Rende. Le assunzioni presso la “municipalizzata”, in particolare, hanno riguardato vari esponenti della cosca, tra cui il capo del sodalizio di ‘ndrangheta, Ettore Lanzino. Questi ‘favori’ erano il frutto di patti elettorali stipulati in occasione delle varie competizioni politiche e che vedevano costantemente coinvolta la cosca “Lanzino/Ruà”, i cui esponenti non si adoperavano nelle attività di procacciamento di voti per motivi politici, ma per il solo perseguimento di interessi della cosca, dando quindi appoggio a candidati diversi o di differenti fazioni. L’attività d’indagine, inoltre, ha fatto emergere come, anche in occasione della campagna elettorale del 2014, per il rinnovo del consiglio comunale di Rende, sia stato “interessato”, benché detenuto, uno dei quattro sodali raggiunti da misura cautelare, oggi al 41 bis, per ottenere il suo assenso e le indicazioni alla cosca per fornire l’appoggio elettorale. L’uomo, intercettato durante un colloquio in carcere poneva come condizione insuperabile il pagamento di una cospicua somma di denaro, lamentando gli scarsi benefici ottenuti dalla cosca nel recente passato, nonostante si fosse occupato di monitorare l’attività politica dai principali candidati.

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