REGGIO CALABRIA – Nell’ambito dell’attività istituzionale effettuata in materia di spesa pubblica, le Fiamme Gialle di Locri hanno dedicato particolare attenzione all’istituto giuridico del “gratuito
patrocinio”. Il gratuito patrocinio consiste, in buona sostanza, nel pagamento delle spese legali da
parte dello Stato per le persone che non possono permettersi un difensore di fiducia a causa delle loro indigenti condizioni economiche. La procedura prevede, per coloro che hanno in corso un’azione legale ed hanno un reddito particolarmente basso, le cui soglie sono fissate dalla normativa, la presentazione di un’istanza, allegando la relativa documentazione, con cui chiedono di accedere a tale beneficio.
Al riguardo, i riscontri effettuati dalla Guardia di Finanza sono stati finalizzati a verificare la veridicità dei dati e delle informazioni contenute nelle autocertificazioni prodotte dagli interessati, attraverso la consultazione delle banche dati informative in uso al Corpo, i rilevamenti presso Enti esterni (Inps, Centro per l‘impiego, Anagrafe comunale) nonché, laddove necessario, attraverso il controllo di scritture contabili e di risultanze bancarie. I controlli eseguiti sul territorio hanno consentito di rilevare numerose irregolarità: su circa 337 autocertificazioni esaminate, 123 sono risultate non veritiere in quanto sono state constatate: l’omessa indicazione dell’effettivo numero di componenti del nucleo familiare, l’omessa indicazione di parte dei redditi percepiti, false indicazioni sulla situazione anagrafica per consentire di abbattere il reddito complessivo familiare o innalzare il limite reddituale stabilito dalla legge. I soggetti denunciati, infatti, al fine di non sborsare soldi propri per difendersi in cause penali che li vedono imputati, hanno nascosto con tali artifizi e raggiri la loro reale condizione economica e familiare, che avrebbe gli avrebbe impedito di avvalersi della tutela legale a spese dello Stato. Se i finanzieri locresi non avessero scoperto l’inattendibilità dei dati certificati dai denunciati per non oltrepassare i limiti di legge, lo Stato si sarebbe dovuto quindi fare carico della parcella dell’avvocato difensore, con la conseguente distrazione di fondi pubblici destinati invece a soddisfare i reali bisogni delle fasce più povere e deboli della
popolazione.