COSENZA – E’ stato contestato per la prima volta il nuovo reato di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” nell’inchiesta della procura di Cosenza sullo sfruttamento dei rifugiati ospitati nei centri di accoglienza che ha portato all’esecuzione di 14 misure cautelari. «E’ la prima indagine che noi facciamo di applicazione della nuova legge sul caporalato, la prima sul territorio nazionale. Un’indagine che restituisce dignità a soggetti deboli e che è partita dalla stazione dei carabinieri di Camigliatello, che ha saputo ricostruire una vicenda indegna». Ad affermarlo il Procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo, nel corso della conferenza stampa che ha illustrato i particolari dell’operazione che ha portato all’esecuzione di 14 misure cautelari nei confronti di altrettante persone che sfruttavano un gruppo di rifugiati ospitati in due centri di accoglienza. «Tutto è partito dalla denuncia di un migrante, che consapevole dello stato di sfruttamento cui era sottoposto, ha chiesto qualcosa in più ai suoi sfruttatori, e per tutta risposta non ha più lavorato. I due centri erano diventati a tutti gli effetti agenzie di caporalato e i dirigenti avevano il ruolo di intermediari. I datori di lavoro chiamavano per avere tre o quattro braccianti e i responsabili del centro si preoccupavano di individuare i migranti più adeguati e accompagnarli al luogo dell’incontro, trattenendo per sè i 35 euro concessi dallo Stato a ciascun immigrato ospite dei due centri di accoglienza».
Si spinge anche oltre il comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza, colonnello Fabio Ottaviani che ha parlato di «una vera e propria tratta degli schiavi che andava avanti da tempo. Dalle intercettazioni – ha detto l’ufficiale dell’Arma – abbiamo appreso che veniva fatta una selezione tra i migranti, cercando d’individuare quelli dal carattere più mite e nello stesso tempo fisicamente più forti, che venivano trattati come schiavi, ai quali davano al massimo 15 euro al giorno. Cifre che per queste persone rappresentano tanto rispetto ai luoghi da dove provengono, ma che ovviamente sono impensabili per un Paese civile». Sono stati una trentina i migranti che sono stati sentiti dai carabinieri di Camigliatello Silano rendendo testimonianza su ciò che accadeva nei due Centri di accoglienza.