REGGIO CALABRIA – Avevano sottomesso un intero territorio su cui spadroneggiavano con aggressioni fisiche, intimidazioni di ogni genere, violenze. Così i Ferrentino-Chindamo e i Lamari, si erano divisi a metà gli affari a Laureana di Borrello, grosso comune agricolo da cui si domina l’intera Piana di Gioia Tauro. «Quaranta i sottoposti al provvedimenti di fermo – ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho – ed un solo irreperibile perché all’estero. I carabinieri hanno ricostruito efficacemente lo spaccato criminale che aveva sottoposto tutto il territorio di Laureana ad autentico terrore: due gruppi di ‘ndrangheta che pretendevano persino la soggiacenza assoluta delle persone anche pretendendo, come in un caso accertato, di congiungersi con una donna convivente con uomo ed il cui rifiuto è stato ripagato con numerosi colpi di arma da fuoco al portone di casa. Oppure, in un’altra occasione, quando un ragazzino figlio di un Ferrentino, viene redarguito per avere sfondato le porte dei bagni della scuola. Anche lì scatta la ritorsione, durissima nei confronti dell’operatore scolastico, sottoposto ad un pestaggio». Il gruppo criminale, inoltre, avrebbe tentato di appropriarsi con la forza di terreni agricoli, abbandonando sui campi a brucare senza controllo il loro bestiame. «Ad un imprenditore, che aveva provveduto a recintare il terreno per impedire agli animali di distruggere i raccolti – ha spiegato de Raho – sono stati bruciati i capannoni e le macchine agricole. Due tecnici installatori di videopoker sono stati letteralmente assaliti in pubblica piazza a Laureana di Borrello e duramente colpiti persino con una mazza ferrata fino a procurare ad uno dei due lesioni permanenti alla vista. Tutto questo materiale di indagine andrebbe distribuito nelle scuole d’Italia affinché i giovani, soprattutto, comprendano quanto sia pericoloso aver da fare con simili individui». Di individui pericolosi, armati e violenti parla anche il comandante provinciale dei carabinieri col. Alessandro Scafuri: «Avevano colonizzato Voghera ed altri centri del nord Italia trafficando in stupefacenti e reinvestendo i proventi di tutte le attività illecite». Tutto è cominciato nel 2014 quando Giovanni Lamanna, prima uomo dei Ferrentino-Chindamo, successivamente passato ai Lamari ha riferito ai carabinieri di essersi intestata fittiziamente una impresa edile a Voghera. Da lì è partita la ricostruzione delle forze dell’ordine, con il coordinamento della Dda, del mosaico degli interessi delle due cosche, fino agli arresti della notte scorsa. Nel corso della conferenza stampa, infine, è stato reso noto dell’interesse dei Lamari per la locale squadra di calcio. «La Laureanese – è stato detto – è una società dilettantistica che serve anche come immagine al gruppo criminale. I calciatori venivano spesso accompagnati in trasferta da Lamari, come nel marzo 2015 ad Aprigliano (Cosenza). In quell’incontro, un gruppo di tifosi schiaffeggiò pubblicamente proprio Lamari non conoscendo la caratura criminale della persona. A distanza di qualche giorno, i dirigenti dell’Aprigliano attivarono le loro conoscenze e vennero a chiedere scusa a Lamari per quanto accaduto. Nella partita di ritorno, l’Aprigliano fu sconfitto per sei a zero a Laureana, fatto che chiuse definitivamente lo scontro. Ma non fu la sola combine, perché anche un altro incontro con la società calcistica Fonti di Lamezia Terme, fu “aggiustato” in favore del Laureana».