‘ndrangheta, pm Dda: «Meccanismo per escludere concorrenza»

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Foto LaPresse - Adriana Sapone 07/07/2015 Reggio Calabria ( Italia ) Cronaca I militari del Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, hanno dato esecuzione a 10 ordinanze di custodia cautelare, a carico di soggetti indagati per associazione di tipo mafioso aggravati dalla transnazionalità dei reati, perchè commessi in Italia e Germania. Nella foto, da sinistra il procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho e il procuratore aggiunto presso la Procura di Reggio Calabria, Nicola Gratteri Photo LaPresse - Adriana Sapone 07/07/2015 Reggio Calabria (Italy) chronicle The soldiers of the Provincial Command of the Carabinieri of Reggio Calabria, have implemented 10 arrest warrants, against those under investigation for mafia-type association aggravated by the transnational nature of the crimes, because committed in Italy and Germany. Pictured, from left, the chief prosecutor of Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho and the deputy procurator at the procurator of Reggio Calabria, Nicola Gratteri

REGGIO CALABRIA – «Un perfetto meccanismo teso ad escludere ogni altra impresa fuori dagli “accordi” falsando così ogni regola di mercato»: così i magistrati di Reggio Calabria e Catanzaro hanno definito il sistema emerso dalle inchieste condotte dalla Guardia di finanza di Reggio e Cosenza nelle operazioni “Cumbertazione” e “Cinque lustri”, confluite stamani nel provvedimento di fermo a carico di 25 persone tra le quali personaggi anche molto noti nel mondo dell’imprenditoria, che avevano istituito un “cartello” invincibile per acquisire, secondo l’accusa, appalti e commesse pubbliche in Calabria e anche su altre zone del Paese. A illustrare i particolari dell’operazione sono stati i capi delle due Procure, Federico Cafiero de Raho e Nicola Gratteri, coadiuvati dagli aggiunti Gaetano Paci e Vincenzo Luberto e Giovanni Bombardieri. «E’ il risultato – ha detto Cafiero de Raho – di una forte sinergie tra le Procure di Reggio e Catanzaro, che ha permesso, sul versante reggino, di individuare le responsabilità del gruppo Bagalà, appoggiato dal clan Piromalli, presente come impresa ad ogni gara d’appalto, come dimostrato in numerosi lavori programmati dal comune di Gioia Tauro, tant’è che due dei fermi riguardano proprio due tecnici di quel comune. Oltre alle offerte di gara concordate abbiamo riscontrato evidenti episodi di frode nelle pubbliche forniture e nel’esecuzione dei lavori». Per Nicola Gratteri, «le inchieste sono certificate da attente valutazioni e fonti di prova caratterizzate da una forte azione comune con la Procura di Reggio Calabria. Tutto ciò è stato possibile grazie alla tenacia della Guardia di finanza e del suo comandante regionale, che in Calabria ha messo a disposizione della magistratura autentiche elite di intelligence». Tra le opere al centro delle indagini dalla Dda di Catanzaro, anche la realizzazione di Piazza Bilotti a Cosenza ed il relativo parcheggio, l’aviosuperficie di Scalea ed una sciovia a Lorica, realizzate dall’impresa Barbieri. «Opere – ha sottolineato Gratteri – costruite da una medesima impresa legata apertamente e protetta dal clan Muto di Cetraro». Secondo quanto riferito dagli inquirenti in conferenza stampa, la realizzazione e l’esercizio per i successivi 25 anni del parcheggio di Piazza Bilotti avrebbe fruttato alle cosche quasi 80 milioni di euro di proventi. Tra le imprese sottoposte a decreto preventivo, figura anche la St Glo’bal, con sede legale in piazza Euclide a Roma e sede operativa a Varapodio.

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