‘ndrangheta: sequestrato il centro commerciale I Due Mari

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CATANZARO – La Guardia di finanza del Gico di Catanzaro sta eseguendo un maxi sequestro di beni del valore di 500 milioni di euro a Lamezia Terme. L’attività ha colpito la cosca Iannazzo con il sequestro di svariati beni riconducibili a 65 persone fisiche e 44 persone giuridiche. Sigilli a svariati beni tra automezzi, rapporti bancari, quote societarie,appezzamenti di terreni, appartamenti, fabbricati, complessi aziendali relativi ad attività commerciali in diversi settori economici quali calzature, costruzioni, commercio di autoveicoli. Tra i beni di rilievo posti sotto sequestro c’è il noto centro commerciale I Due Mari di Maida, l’ipermercato Midway e La Nuova Nave a Lamezia Terme, riconducibili all’imprenditore Francesco Perri, il quale, secondo il Gico della Guardia di finanza e la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, sarebbe molto vicino alla ‘ndrangheta. Secondo quanto si legge nell’ordinanza, avrebbe stretto con il capo cosca Vincenzino Iannazzo “un solido e proficuo rapporto di natura sinallagmatica al punto tale da essere definito colluso”. Altri beni del gruppo Perri si trovano anche in provincia di Cosenza, Vibo Valentia e Reggio Calabria. La storia della realizzazione dell’imponente centro commerciale “Due mari”, è legata a doppio filo alla guerra tra cosche che insanguinò Lamezia Terme a partire dal 2003. La grande struttura realizzata dall’imprenditore Antonio Perri tra Catanzaro e Lamezia Terme, lungo la statale 280 detta appunto “dei Due mari”, determinò nuovi assetti che avrebbero spostato l’epicentro dell’economia locale dal centro di Lamezia Terme. Decine di commercianti, a seguito della realizzazione del centro commerciale, avrebbero trasferito le loro attività in quella zona e quindi sarebbero passati sotto il controllo della cosca Iannazzo. Un cambiamento che sottraeva alla cosca Torcasio, egemone nella zona di “Capizzaglie” di Lamezia, la possibilità di controllare le estorsioni. Dapprima cercarono di impaurire i commercianti con telefonate minatorie ma, non ottenendo risultati, decisero di mandare un segnale forte. Fu per questo motivo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, che Antonio Perri, 71 anni, fu ucciso il 10 marzo del 2003 mentre si trovava nel supermercato “Atlantico”. Fu proprio l’omicidio dell’imprenditore che fece da “detonatore” della guerra di mafia culminata con l’assassinio di due esponenti di vertice dei Torcasio, Antonio e Vincenzo. Come risposta ai due omicidi venne trafugata la bara di Antonio Perri, con la successiva richiesta di un riscatto di 150 mila euro per la restituzione. La salma verrà poi ritrovata dalla polizia il 21 marzo 2008, seppellita a 50 metri dalla strada dei Due Mari. In questo contesto si sarebbe consolidato il rapporto tra la cosca Iannazzo e l’imprenditore Francesco Perri, figlio di Antonio, e nuovo titolare del centro commerciale “Due Mari” arrestato nel maggio scorso, con l’accusa di associazione mafiosa, nell’ambito dell’inchiesta “Andromeda” della Dda di Catanzaro. L’attività economica proseguirà sotto l’egida di un “pool” di professionisti che curerà l’amministrazione del centro commerciale, che potrà proseguire così regolarmente la sua attività. L’inchiesta che ha portato al sequestro dei beni è stata condotta dal pm della Dda Elio Romano sotto le direttive del procuratore della Repubblica facente funzioni, Giovanni Bombardieri.

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