CATANZARO – Diciannove arresti e oltre 300 chili di droga sequestrata. E’ il bilancio dell’operazione “Gerry” messa a segno dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Catanzaro nell’ambito di un’indagine coordinata dalla procura della Dda, che ha sgominato un’organizzazione che importava cocaina dal Sudamerica. Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite tra Calabria, Campania, Sicilia, Toscana, Piemonte e Lombardia. Secondo quanto emerso dalle indagini, fa sapere la procura della Dda, il sodalizio era «composto da soggetti vicini a diversi clan di ‘ndrangheta, dalle famiglie Bellocco di Rosarno, Molé-Piromalli di Gioia Tauro, Avignone di Taurianova ai Paviglianiti, attivi sul versante jonico reggino». I militari sono riusciti a sequestrare al porto di Livorno 300 chili di cocaina e circa 17 chili di codeina e hanno ricostruito poi un’ulteriore importazione di narcotico pari a 57 chilogrammi di cocaina e numerosi altri tentativi di importazione non andati a buon fine. Dalle indagini è emersa anche la compravendita di importanti partite di marijuana, hashish ed eroina. Dalle indagini è emerso anche, spiega la procura, «come i trafficanti calabresi ricevevano disponibilità liquide anche da soggetti insospettabili, quali commercianti e professionisti, che non disdegnavano di fare affari mediante l’acquisto all’ingrosso della cocaina». I finanzieri hanno esteso il raggio d’azione nei confronti anche di «un libero professionista, un pediatra» e hanno scoperto che anche l’uomo «ricopriva il ruolo di finanziatore, nonché acquirente di ingenti partite di sostanze stupefacenti, sempre provenienti dal Sudamerica». L’inchiesta svolta dalle unità specializzate del Nucleo di polizia tributaria/Gico di Catanzaro ha così consentito di identificare complessivamente 32 persone, 19 delle quali colpite da ordinanza custodiale. Ognuno aveva un ruolo ben preciso: dai finanziatori ai mediatori, a coloro che avevano il compito di ospitare gli emissari dei narcos colombiani. La droga complessivamente sequestrata, una volta lavorata ed immessa in commercio, avrebbe fruttato all’organizzazione oltre 100 milioni di euro una volta raggiunte le piazze di spaccio. L’indagine è avvenuta in stretto coordinamento con la Direzione distrettuale antimafia presso la procura della Repubblica di Firenze.