FAGNANO CASTELLO (CS) – I carabinieri della stazione di San Sosti, nei giorni scorsi si sono recati nel Comune di Fagnano Castello al fine di effettuare alcuni accertamenti mirati al rispetto della vigente normativa in materia ambientale. Giunti nella medesima località, veniva effettuato un controllo presso n. 2 autolavaggi, dove, dal primo, emergeva che il titolare, pur esercitando la professione da diversi anni, non aveva mai provveduto a richiedere agli enti preposti il titolo autorizzativo per poter scaricare in pubblica fognatura i reflui industriali derivanti dall’attività, inoltre da accertamenti approfonditi presso l’Ufficio tecnico del locale Comune, si accertava altresì, che l’intero locale che ospita l’autolavaggio in questione era privo di certificato di agibilità per il quale il Comune di Fagnano Castello è stato investito per i provvedimenti da adottare in merito. Successivamente, sempre nella medesima giornata, veniva effettuato un successivo controllo presso un altro autolavaggio della zona, dal quale emergeva che il titolare aveva attivato un impianto di autolavaggio munito di sistema di depurazione, ma di fatto scaricava i reflui industriali in pubblica fognatura senza aver ottenuto l’autorizzazione definitiva allo scarico rilasciata dal Comune. Inoltre, all’atto del controllo, veniva individuato intento a lavare a mano alcune autovetture, un uomo, il quale, dichiarava di lavorare per conto del gestore dell’autolavaggio senza essere regolarmente assunto. A seguito di quanto sopra si provvedeva a deferire all’A.G. di Cosenza le due persone titolari delle rispettive attività per aver posto in essere uno scarico di reflui industriali originati dall’attività de qua, nella pubblica fognatura in assenza di autorizzazione allo scarico in violazione dell’art. 137 comma 1° del D.L.vo 152/2006 e ss.mm.ii. Inoltre, ad uno dei due esercenti, veniva contestato il reato di lavoro sommerso, in quanto aveva ingaggiato a lavorare un dipendente senza un regolare contratto lavorativo in violazione del D.lgs.151/2015 (lavoro sommerso) e per il quale questo Comando investiva l’ispettorato del lavoro di Cosenza per quanto a praticarsi. Al fine di evitare la reiterazione del reato e salvaguardare la salute pubblica, si provvedeva a sottoporre in sequestro i locali rispettivamente di 120 mq. e 50 mq. in uso ai suddetti titolari. Il sequestro veniva operato mediante apposita cartellonistica riportante gli estremi dell’attività di polizia giudiziaria.