RENDE – Il Viminale ha deciso di sciogliere il Comune di Rende per infiltrazioni mafiose. In queste ore sono numerose le reazioni della politica.
Antoniozzi: “sconfitta per la politica”
Sullo scioglimento è intervenuto con una nota anche Alfredo Antoniozzi vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera che ha definito Rende un “comune nobile che ha fatto la storia democratica del dopoguerra calabrese e meridionale”. Per Antoniozzi lo scioglimento “è una sconfitta per la politica”. “Ci si chiede se si poteva evitare di arrivare a questo – dice Antoniozzi – e cosa sarebbe accaduto se gli amministratori al tempo avessero fatto un passo indietro. Ci sì chiede se la crisi complessiva che ha investito Rende non sia anche lo specchio della crisi del civismo che nelle città, a mio avviso, non ha ragione di essere”.
“A Rende c’era una composizione politica eterogenea in cui Fratelli d’Italia non era coinvolta – prosegue Antoniozzi – ma ciò che più conta è capire che la politica, anche nei comuni, ha senso se appare agli occhi degli amministrati come qualcosa di diverso dal mero accumulo di potere. Ora è tempo di riflessioni e – conclude Antoniozzi – anche di elaborazioni che portino a lavorare per rendere ancora grande Rende”.
Morra: “Solo a Rende c’è questo problema?”
Ha commentato a mezzo social l’ex senatore Nicola Morra: “Il comune di Rende, il secondo per reddito pro capite in Calabria, terzo comune per popolazione in provincia di Cosenza con 36mila residenti, è stato oggetto di scioglimento per infiltrazione di ‘ndrangheta da parte del Consiglio dei Ministri di ieri. A settembre 2022 il comune era stato interessato dall’operazione Reset promossa dalla DDA di Catanzaro. Lo stesso sindaco Marcello Manna, eletto dai sindaci calabresi Presidente dell’ANCI Calabria, è stato protagonista di vicende amministrative e giudiziarie importanti ed il cui esito è stato spesso oggetto di ribaltamento. A fine 2012 erano stati tratti in arresto l’allora sindaco Bernaudo insieme all’assessore Ruffolo su richiesta della DDA di Catanzaro, ma allora non si procedette a scioglimento”.
Morra pone alcuni interrogativi: “A Rende c’è dunque la mafia al comune? E solo a Rende eventualmente c’è questo problema, o è presente anche in altri modelli amministrativi? E Roma cosa fa di reale, di concreto, per bonificare la Calabria? Ed i calabresi? Gratteri sosteneva che i cittadini, dopo che le forze dell’ordine e la magistratura liberano territori da organizzazioni mafiose, debbono “riempire gli spazi”, attraverso un controllo puntuale e rigoroso di atti e procedure, comportamenti e fatti pubblicamente rilevanti. Lo si fa? La società civile rendese ha accettato ed accetta tale sfida? E l’università, che insiste proprio sul territorio rendese? Per 18 mesi, o forse 24, il comune verrà guidato da una commissione prefettizia, e poi si tornerà al voto. E tutto tornerà come prima?“.
Innova Rende, Principe: “sottoscrivere un patto etico-istituzionale”
Il gruppo Innova Rende infine, ha definito il “27 giugno 2023, la giornata dell’infamia per la città di Rende. Inutile, riduttivo, fuori luogo aggiungere altro. L’amministrazione comunale guidata dal sindaco Manna è riuscita in quello che credevamo impossibile, da cittadini di Rende: vedere la nostra amata città essere macchiata da uno scioglimento dell’amministrazione comunale per mafia”.
“In 30 anni di vita nella mia città ero abituato a considerare Rende la città più evoluta della Calabria e in alcuni casi del Mezzogiorno. – dichiara Lorenzo Principe, segretario di Innova Rende – La città dell’università, dove certo la ‘Ndrangheta era presente, come lo è a Milano, Roma o Pavia, ma non era così permeante e capace di “gestire” la cosa pubblica. Oggi, invece, mi ritrovo in una città, come tante altre calabresi, con un consiglio comunale sciolto per infiltrazione mafiosa in cui è evidente, visti i 18 mesi di commissariamento (che vanno ben oltre quelli che in tanti si attendevano), che l’amministrazione ha consentito al malaffare di entrare e fare ciò che voleva. Questa giornata credo rimarrà nella memoria di tutti i rendesi. E forse in quella di tanti calabresi che guardavano a Rende come esempio di sviluppo socio-economico, di città innovativa e avanzata, insomma guardavano a Rende per come l’aveva immaginata e progettata Cecchino Principe.”
Sarebbe però errato e inutile soffermarci solo sul commissariamento, c’è bisogno di iniziare subito a parlare di una ripartenza della città, di una rinascita della buona politica. Questi 18 mesi non siano, sin dal primo giorno, un Vietnam di polemiche e accuse, ma un periodo di sana assunzione di responsabilità verso tutti i cittadini rendesi da parte di tutta la politica della città di Rende.
Questo scioglimento è sicuramente stato “causato” da alcuni, ma adesso ne siamo tutti responsabili; siamo soprattutto tutti responsabili di far ripartire la città dopo questi 18 mesi che, basta guardare le tante esperienze in giro per la Calabria e per l’Italia, non saranno semplici. Perché quando la politica è messa in un angolo e non governa, per far spazio ai tecnici, il tessuto socio-economico non ne giova di certo.