ROVITO (CS)- Gran finale per il ciclo “Flashback – Il Cineappuntamento di Ugo G. Caruso” che si conclude a quota 54, dopo circa 8 anni di programmazione. Per un’occasione speciale occorreva un film eccezionale ed Ugo G. Caruso ha scelto di congedarsi con “Quai d’Orsay” (Francia 2013) di Bertrand Tavernier, uno dei più celebrati registi francesi in attività e da sempre tra i suoi preferiti, il cui nome è legato ad una cospicua serie di autentici capolavori.
Il film presentato al Festival di San Sebastian e poi all’annuale informativa romana sul cinema d’Oltralpe, “Rendez-vous”, a dispetto della notorietà del suo autore, è rimasto senza distribuzione italiana. Il cadeau con cui Caruso si congeda dal suo pubblico è dunque una versione originale sottotitolata di cui egli stesso ha affidato la traduzione a Marie Josè D’Alessandro, esperta di madrelingua francese presso l’Università della Calabria.
L’appuntamento, anzi il Cineappuntamento, davvero prezioso è per mercoledì 15 febbraio alle ore 20.45 presso il Cineforum “Falso Movimento”, ospitato come di consueto dal Teatro Comunale di Rovito (Cosenza).
Tratto dall’omonima graphic novel di culto in Francia, firmata da Christophe Blain e Abel Lanzac. “Quay d’Orsay” è un affresco della politica di oggi descritta come un caotico circo corale che catapulta lo spettatore in un microcosmo popolato da burocrati e faccendieri vorticosamente ruotanti intorno alla figura di Alexandre Taillard de Vors, Ministro degli Esteri francese, interpretato da un Thierry Lhermitte in gran forma ed ispirato marcatamente a Dominique de Villepin. Un personaggio irritante, volubile, inaffidabile, di fondo incompetente, insomma un simpatico cialtrone che nei suoi discorsi sa sempre trovare la citazione giusta, da Eraclito a Tintin. Accanto a lui l’ineffabile capo di gabinetto, Claude Maupas cui aderisce perfettamente Niels Arestrup e il giovane ghost writer, Arthur Vlaminck cui presta efficacemente le sembianze un Raphaël Personnaz ancora opportunamente intontito dal ruolo di Malaussène ne “Il paradiso degli orchi” da Pennac. Sarà proprio questi in veste di “responsabile del linguaggio”, trascinato dal vulcanico ministro in una sarabanda di convegni, viaggi, pranzi di lavoro e incontri diplomatici ad evitare la catastrofe, sempre più stressato e frastornato da direttive contraddittorie impartite in modo irresponsabile e da intrighi di potere e congiure meschine.
Negli ultimi anni il cinema francese ha scandagliato i palazzi del potere con “La cuoca del Presidente” di Christian Vincent e con “Il ministro” di Pierre Schoeller ma “Quay d’Orsay” è forse più apparentabile ad un film italiano come “Il portaborse” di Daniele Luchetti o per certi versi a due film americani come “Le idi di marzo” di George Clooney e ancor di più a “Bulworth” di Warren Beatty per il tono da commedia movimentata, anzi frenetica e spesso esilarante.
Bertrand Tavernier infatti, alle prese con un genere per lui inusuale come la commedia, si rifà volutamente al linguaggio e alla punteggiatura del fumetto riproducendone dialoghi veloci e fulminanti ed imprimendo alla propria drammaturgia un ritmo indiavolato ed un tono paradossale che ci fa riflettere sul caos in cui viviamo e sull’abisso sul quale siamo tutti sospesi. Come si sarà conpreso, un film imperdibile e godibillissimo, ideale per chiudere un ciclo sempre distintosi per l’originalità e la qualità non comune dei titoli proposti.