Scuola di cultura politica, interessanti spunti sul socialismo all’Università Mediterranea

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REGGIO CALABRIA – Il secondo modulo del corso 2016-2017 della Scuola di cultura politica organizzata dall’ISESP con la collaborazione del DiGiEc dell’Università Mediterranea è proseguito con la conferenza del professore Pasquale Amato associato di Storia contemporanea nell’Università per stranieri Dante Alighieri.

Il professore ha insegnato la medesima disciplina e Storia dei movimenti e dei partiti politici nell’Università di Messina, ha ricoperto  numerosi  incarichi nel mondo accademico. Dirige la rivista Historica e collabora con numerose riviste specializzate. Le sue ricerche si sono diramate in direzioni differenti ed hanno riguardato la storia antica, il meridionalismo, il risorgimento italiano e l’associazionismo liberaldemocratico, la storia dei partiti e dei movimenti politici, l’integrazione europea.

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Pasquale  Amato è intervenuto sul tema “L’idea di socialismo tra Storia e attualità”: «Il socialismo è stato per circa due secoli, a partire dell’800 sino alla fine del ‘900 protagonista nelle sue varie forme, nei vari e diversi modi di organizzazione. Una serie importante di conquiste sociali e politiche. E’ entrato in crisi nel momento in cui le tragedie del comunismo hanno finito per offuscare la stessa esperienza della socialdemocrazia. L’idea del socialismo che sembrava messa da parte è di recente riesplosa in una serie di elementi. Il più importante di questi è senz’altro quello che è avvenuto in questi ultimi 20 anni. Stiamo vivendo una fase di grande trasformazione della società. Una fase in cui alcuni valori, concetti, sono stati messi alla prova e spesso sono sembrati superati di fronte alle due grandi spinte che caratterizzano la nostra epoca, la globalizzazione e l’innovazione tecnologica. La globalizzazione ha ridisegnato i rapporti tra le varie parti del globo ed ha accelerato la circolazione dei cambiamenti che si sono realizzati soprattutto attraverso l’innovazione tecnologica che ha completamente cambiato il nostro rapporto con la natura, con il lavoro, ma anche le modalità di relazionarci con le persone e  la durata stessa della vita».

Presente Raffaele Cananzi, presidente dell’Istituto superiore europeo di studi politici. L’incontro è stato moderato da Daniele Cananzi, coordinatore scientifico della Scuola: «Lo Stato sociale in realtà desidera affermare un elemento  attraverso una certa cultura dei diritti ed inizia ad essere messo in discussione quando si avvia il dibattito sul costo dei diritti. Anche nel pubblico, nei sistemi che fanno tutto l’essenziale in pubblico,  in realtà si potrebbero trovare delle pecche, forse è necessario mantenere l’attenzione dello Stato sociale verso i diritti, recuperando quella che era la qualità degli stessi. La distinzione è  tra dottrine e idee. La cultura politica non è fatta di dottrina, ma di idee. Il liberalismo applicando un dottrina individua nel costo dei diritti un problema  e nella cancellazione dei diritti una soluzione. La cultura liberale ha un’idea molto vicina a quella socialista per alcuni versi ed a quella cattolica per altri». Le conclusioni sono state del  presidente della Commissione Giustizia del Senato e direttore della Scuola Nico D’Ascola:«Ci sono delle forme di utilizzazione arbitraria ed eccessiva dei diritti che porta anche alla crisi dello Stato sociale. Tra le cause della crisi dello Stato sociale c’è stato l’abuso dei diritti. Lo Stato sociale implica un livello davvero elevato di moralità. Non possiamo pensare che  società pubbliche facciamo soltanto debiti, che il clientelismo sia la regola. L’idea di socialismo implica la considerazione degli interessi collettivi e non soltanto quelli individuali.  Si devi privilegiare quella distribuzione la quale incentiva non la concentrazione della ricchezza ma la sua  distribuzione sociale. Percepiamo la necessità di tutelare i diritti umani. Dall’altra parte la tutela dei diritti individuali diventa eccessivamente costosa. Per un verso c’è un problema di costo dei diritti. Se i diritti hanno un costo, dobbiamo capire che relativamente alla difesa e alla tutela dei diritti occorre fare una selezione, dobbiamo capire in un momento in cui la spesa pubblica non ci consente cosa è prioritario».

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