Si è tenuto lo scorso 26 luglio a Reggio Calabria il 19° incontro di TabulaRasa, il contest di editoria inchiesta e denuncia promosso da Giusva Branca e Raffaele Mortelliti, giunto quest’anno alla terza edizione.
“Reggio: la ricerca della verità” è il titolo della serata ospitata dallo Sport Village di Catona, dedicata all’attuale situazione del comune di Reggio Calabria alla luce delle recenti vicende giudiziario-amministrative che lo interessano e – non a caso – al libro inchiesta scritto da Giuseppe Baldessarro e Gianluca Ursini, “Il caso Fallara”(edito da Città del Sole), per l’occasione presentato nel capoluogo reggino. Presenti assieme agli autori, il Sostituto procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, il Magistrato Stefano Musolino e i moderatori Giusva Branca e Raffaele Mortelliti.
Poco di “letterario” o “giudiziario” per un incontro intenso e ricco di interessanti spunti di riflessione per il pubblico presente: quella che spontaneamente si è delineata nel corso degli interventi dei presenti è stata piuttosto un’analisi sociologica del territorio reggino.
Ad aprire il dibattito la breve presentazione del libro di Baldessarro e Ursini, che racconta la storia di Orsola Fallara, dirigente del Settore Finanze e Tributi del Comune di Reggio Calabria, compiendo al contempo un’attenta analisi dell’ormai celebre “modello Reggio” e ripercorrendo, dunque, tappe importanti della storia recente della città. Quale input migliore per affrontare una discussione sull’attuale situazione in cui versa il comune, le difficoltà e le contraddizioni di quella definita da Giuseppe Baldessarro come una “città strana, una città che forse deve iniziare a guardare dentro se stessa; troppo distratta e che non ha voluto capire o semplicemente ha scelto di non capire delle cose, una città che ha commesso tanti errori e oggi non si può concedere il lusso di permettere che si ripetano; una città che deve smettere di essere cinica con se stessa”. Un libro che può essere un ottimo spunto per accompagnare i cittadini reggini verso “un brusco ritorno alla realtà” – con le parole di Gianluca Ursini – “da un sogno che tutti abbiamo vissuto da vicino”.
Importanti riflessioni quelle dei due giornalisti, che hanno condotto verso il tema dell’incontro, ossia la “verità”. Tale concetto, riferito all’attualità del contesto reggino, ha assunto nell’analisi del Sostituto procuratore Giuseppe Lombardo, un duplice significato: troppo spesso bisogna distinguere tra “verità processuale e verità reale e, laddove queste spesso non coincidono, compito del magistrato è quello di colmare le distanze tra ciò che la gente vive quotidianamente e ciò che ritrova nelle sentenze”; perché Reggio – queste le parole di Lombardo – “è una città ingannata dalla classe dirigente” e allora bisogna chiedersi se i cittadini “volutamente si sottopongono a questo inganno o hanno le risorse per tornare alla realtà”.
Lungo una simile linea argomentativa, l’intervento di Stefano Musolino che ha parlato di “provincialismo reggino”, legato all’atteggiamento di indifferenza del cittadino rivolto a meccanismi che conosce e accetta, “parte di un ingranaggio di flussi sporchi” – queste le parole del Magistrato Musolino – “di un modello che non è disposto ad abbandonare, allorché la ‘repressione’ della magistratura non sempre è sufficiente, e fondamentale è la partecipazione della comunità”. E da qui l’impegno del magistrato: “negli ultimi anni abbiamo iniziato un percorso che difficilmente può essere interrotto; sicuramente presto la città sarà costretta a fare delle scelte”.
“I calabresi devono recuperare la capacità di ritrovare se stessi, è necessaria maggiore consapevolezza per cui sono importanti iniziative come questa” ha affermato nel successivo intervento Gianluca Ursini, riprendendo il tema dell’atteggiamento di una cittadinanza “ingannata” e bloccata in uno specifico retaggio culturale; atteggiamento ormai collocato al centro del dibattito.
“Una città ricca ma senza futuro; una città priva di conseguenza” queste le ultime considerazioni di Baldessarro, che possono forse racchiudere, talvolta “giustificare”, le ragioni della condotta di una cittadinanza intera, descritta come “contraria alla ‘ndrangheta, ma non sempre conseguente, mentre quel che è necessario è imparare a dire ‘no’, e piuttosto che evitare certi meccanismi, romperli”.
Un richiamo all’impegno, alla partecipazione, al disincanto quello rivolto dai relatori dell’incontro ai presenti, “delegazione” di una comunità intera chiamata a mutare finanche la propria percezione, al fine di contribuire alla difficile opera di risollevamento delle sorti di una città. Suggestivo a tal proposito il monito finale del Sostituto Procuratore Lombardo: “noi facciamo la nostra parte, ma inutile estirpare l’erba cattiva da un campetto se nessuno vi giocherà mai, perché quell’erba continuerà a ricrescere”.
“Reggio: la ricerca della verità”; una verità che è forse sempre stata sotto gli occhi di tutti o che forse va ricercata nell’impegno del singolo a contribuire al risveglio di una città, al suo ritorno a un’immagine dignitosa e onesta, che oggi più che mai in questo periodo di crisi, ne può essere vera ricchezza.
Giovanna M. Russo