COSENZA – È possibile conciliare villeggiatura e cultura? È l’esperimento che la Pro loco di Altilia, in collaborazione con l’amministrazione comunale, ha proposto ai turisti e agli abitanti dei paesi limitrofi: un tour attraverso gli antichi rioni della cittadina situata nella valle del Savuto alla scoperta di arte e storia locale.
Un’occasione per rinfrescare la memoria a chi è cresciuto in questi luoghi ed è stato costretto ad emigrare, oppure per far riscoprire le proprie origini a chi ne ha solo sentito raccontare. Sono molti infatti coloro che durante questo periodo di vacanze estive ritornano per le ferie da ogni parte d’Italia ma anche dal resto d’Europa e dall’America.
Una trentina circa i partecipanti che hanno seguito con interesse le parole della guida, Gianfranco Ferrari, membro attivo della Pro loco, appassionato di storia e non a caso autore del libro “Altilia e la sua gente. Cenni storici e personalità di un comune della valle del Savuto” edito da Editoriale Progetto 2000 qualche anno fa.
A partire dall’ex convento dei Minori Conventuali del XVI secolo, i passi misurati e gli sguardi attenti hanno potuto ritrovare palazzi e piazze di epoche diverse, pietre che mostrano il segno del tempo e che hanno visto passare la storia. Una storia antica quella di Altilia che intreccia i suoi percorsi con grandi personaggi: si pensi ad esempio che in epoca risorgimentale il paese è stato un centro attivo del movimento carbonaro. Ma soprattutto affonda le sue radici in una profonda tradizione di lavoro artigiano. Lavoro che sembra quasi ormai perdersi solo nei ricordi e nei racconti, legato alle capacità manuali, alla creatività, all’ingegno. Il rione Chjàte, ad esempio, era abitato da famiglie di origini ebraiche che vi si stanziarono nei secoli XV-XVI importandovi l’arte della seta con relativi allevamenti di bachi da seta. Da qui l’arte dei setacci fatti a mano dai maestri “crivari” o con “l’arte di fare criva. Oppure gli ”scalpellini” famosi fin dai tempi più antichi per la loro abilità nel lavorare la pietra: documenti riportano la loro partecipazione in varie fasi della ricostruzione del Duomo di Cosenza, nonché nei portali, negli archi, nei capitelli dei portoni e nei cornicioni di finestre e balconi di abitazioni che ancora oggi si possono ammirare in paese e che sono state oggetto di attenta visione da parte dei partecipanti al tour.
Si respira un’atmosfera insolita in questa passeggiata: la tranquillità del borgo si fonde amabilmente con le spiegazioni della guida e con le osservazioni dei visitatori. Ci si sente come trasportati in una dimensione nuova e surreale, tra i profumi delle case ancora abitate e dei rumori delle attività quotidiane. Secoli e secoli di storia scorrono sotto gli occhi e tra le mani. Un’occasione che permette di restituite dignità e vita a luoghi – come molti ce ne sono nella nostra regione – che rischiano di scomparire o di relegare all’oblio le proprie tradizioni.
Simile iniziativa sarà riproposta la prossima settimana con la visita al ponte di Annibale e alla turbina idroelettrica sul fiume Savuto.
Mariacristiana Guglielmelli