RENDE (CS) – al museo del presente, dal 30 ottobre al 28 novembre 2015, con il Patrocinio del Comune di Rende, Assessorato alla Cultura, e dell’ABA, Accademia di Belle Arti di catanzaro si terrà “mater terra” mostra collettiva, a cura di gianluca covelli.
L’intento è quello di dare origine a fecondi momenti di incontro e di interazione, predisponendo una estensione espositiva in cui artisti calabresi, e artisti che con la Calabria intrattengono proficui rapporti di scambio culturale e operativo, possano dialogare con la stessa tensione esplorativa, in grado di cogliere partiture segniche sostanziali, che li fa incessanti viaggiatori nelle dimensioni e nei territori dell’arte.
La rassegna presenta lo sviluppo della più significativa attività comunicativa, attraverso le opere dei ventuno artisti in mostra, che scandisce e caratterizza l’attuale esistenza dell’arte in alcune realtà e luoghi del territorio regionale. Il sostanziale impulso che giustifica l’analitico operare, del curatore, è stato quello di contestualizzare l’ingegno contemporaneo rapportandolo ad un luogo carico di significato, la terra d’origine. Nonostante la consapevolezza di un’operazione di indagine alquanto parziale, si è voluta offrire una lettura di situazioni e contesti di ricerca rilevando in essi le espressioni artistiche significative, puntando l’attenzione su individualità che hanno un ruolo costruttivo, nonché su giovani artisti che danno già prova delle proprie potenzialità creative.
Mater terra (testo critico)
Essere di questo mondo pone molte riflessioni. Percepire la forza di gravità e tratteggiare i nostri cammini sulla distesa superficie della terra contraddistingue la nostra condizione terrestre, che incarna la difficoltà di riconciliarsi con una celeste tensione che identifica una scala di valori tutta verticale, un proteso pensiero verso nuove rotte e creative percorrenze.
Terra. Memoria, teatro del divenire, scenario del mondo. Tempo declinato in materia. Certezza e immanente mistero. Primo paesaggio metafisico dell’ermeneutica, territorio di conquista del simbolico. L’artista come un demiurgo – senza il quale è impossibile che ogni cosa abbia nascimento – sente il volgersi delle cose del mondo come il produttore di fatti magici e meraviglianti. Come divino artefice, interprete della conoscenza, organizza le cose e sempre lavora alla scoperta dell’oggettiva sostanza di ogni realtà, per ritrovarla ed esaltarla. Prima di tutto la materia. E’ proprio la materia a costituire il ragionato punto di partenza del percettivo spazio che, attraverso differenti declinazioni da ogni artefice suggerite, si configura nel relazionale tracciato proposto. Elemento costitutivo che rimanda alla terra, alla mater materia da cui tutte le cose hanno inizio e prendono forma, che, dà luogo all’orientamento poetico del paradigma spaziale esibito.
Dal latino, mater è la “madre” delle cose che ci circondano ma è anche metér da cui discende la figura della dea greca della fertilità. Nella sua essenza costituente si presenta anche come capacità evocativa e poeticamente connessa alla natura. Questa, con l’affermarsi della visione cartesiana, ha un destino segnato; quantificata e meccanizzata diviene strumento da manipolare, appiattita nell’uniformità del congegno meccanico, perde al suo interno ogni caratterizzazione. Ambiguo diviene il termine “natura”. Scompare l’antica distinzione tra Natura naturans e natura naturata, tra “natura causante” e “natura causata”. Questo è quello che percepiamo nel voluto sviluppo esperienziale. Elemento generativo dello spazio, la materia viene prima della forma e per questo struttura un differente rapporto con il tempo dell’arte. In relazione alla forma la materia ne preordina le scelte e le possibilità di articolazione, ponendosi al contempo come risolutivo elemento, mezzo espressivo al quale è assegnato il compito di evocare e manifestare la percettiva qualità formulata.
Materia che nella sua trasformazione diventa concreto spazio fisico, dal quale si dispiega e snoda l’impianto complessivo dell’allestimento, decifrandone l’accurata articolazione spaziale. In totale consonanza con questo principio lo spazio espositivo è organizzato attorno al nucleo centrale, una sorta di deambulatorio, ambiente di passaggio che descrive un itinerario efficacemente organico, nella circolare configurazione collaterale, al cui interno si impiantano transitorie architetture, un episodico saggio di apparizioni improvvise di un’esperienza spaziale qualificata da continue immersioni ed emersioni. E’ un contenitore amplificatore, un catalizzatore che crea un riverbero attivo, luogo di confine, è un medium che agisce sul progetto espositivo e lo diffonde. Innesca connessioni e promuove la complessità. È uno spazio dinamico che persegue l’osmosi e si sofferma sulla metamorfosi.
Gianluca Covelli
Storico Critico d’Arte