Al Teatro dell’Acquario il grande ritorno di “Giufà e il mare”

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COSENZA – Venerdì 22 marzo e sabato 23 alle 20.30 torna al Teatro dell’Acquario a vent’anni dal suo debutto, lo spettacolo “Giufà e il mare” da Calvino ai racconti popolari arabi della compagnia Centro RAT/Teatro dell’Acquario diretta da Antonello Antonante.

Lo spettacolo, che ad oggi conta circa 800 repliche, è vincitore di numerosi premi e riconoscimenti  tra i  quali il Festival Nazionale di Teatro Ragazzi di Padova, il Primo Premio Città di Barletta, Il Premio “Pinocchio” di Salerno, Il “Ramoscello d’oro” per la migliore produzione a Tunisi ecc.

“Giufà” è stato rappresentato prevalentemente per un pubblico di bambini, ma non sono mancate le repliche  in abbonamento nei teatri  e le rappresentazioni in rassegne estive all’aperto come il Festival internazionale di Teatro Ragazzi di Porto Sant’Elpidio,Intermundia a Roma, Burattini Opera Festival di Pesaro, Teatri in città di Caltagirone (CT), Una città per gioco di Vimercate (MI) ecc.

Sono state toccate  città come Palermo, Napoli, Catania, Cagliari, Reggio Calabria, Messina, Roma, Firenze, Pescara, Bologna, Treviso e tante altre.Ovunque le storie che il cantastorie racconta hanno affascinato lo spettatore, ed hanno rappresentato un’autentica scoperta di una tradizione orale che  purtroppo sta scomparendo.

Giufà è infatti un protagonista della narrativa popolare, un personaggio che appartiene alla tradizione orale  di molti popoli del mediterraneo.La sua personalità offre molte facce, lui è senza dubbio lo sciocco per antonomasia, ma riesce sempre a dimostrare di essere anche furbo, astuto, saggio, ironico. Di chiara derivazione araba, è presente in molti racconti popolari del nord Africa, della Romania, di Malta, dell’Albania ecc. ma anche del Lazio, della Toscana fino ad arrivare alla nostra Calabria dove è conosciuto con il nome di Jugali. Una figura popolare che affonda le radici nella notte dei tempi, che ci dimostra che tra diverse razze, lingue e religioni, c’è comunque una matrice comune : la cultura mediterranea.

Nella sua comicità, nel senso del ridicolo delle sue avventure, si può cogliere  l’aspetto più interessante del personaggio, la sua iniziale ed apparente stupidità  si ribalta negli altri protagonisti, facendo emergere in lui il ruolo dell’astuto, dell’abile furbo e perfino del saggio. Solo lui infatti riesce a prendersi gioco del potere, a sfruttare il paradosso, spiazzando l’avversario con continui capovolgimenti  svelando di volta in volta la cattiva coscienza, l’ipocrisia, l’arroganza e persino la stupidità del potere.

Tutto il pubblico, si è lasciato suggestionare negli anni dal fascino del racconto, dalle storie divertenti, aiutati senza dubbio dal bravo attore/musicista  Maurizio Stammati, nel ruolo del cantastorie, e dal suo compagno di viaggio e  altrettanto bravo suonatore di organetto, Dilva Foddai, che esegue i brani composti da Ambrogio Sparagna, musicista ed etnomusicologo tra i più noti ed affermati in Italia.

Con le tecniche del teatro di figura, pupazzi, burattini ed ombre, si completa la magia di questo spettacolo, che  sempre, ovunque  sorprendentemente riesce ad incantare grandi e piccini.

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