Al The Coordinator canta il “suo” folk. L’intervista

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Al The Coordinator 3COSENZA – Prendi una terra come la Calabria, metti dei giovani che amano vivere di musica, togli la paura di rischiare e sbagliare ed ecco nascere Calabrians City Rockers, la compilation che dà “voce” ai musicisti del panorama calabrese, che contiene anche “The Hunter’s Prayers”, il brano di Al The Coordinator il cui video ufficiale è stato pubblicato in anteprima nazionale sul sito Rockit il 19 ottobre scorso.
Il singolo anticipa l’album che uscirà a gennaio 2016 ed è la concretizzazione di un lavoro ricercato e sofisticato. Un progetto che dà grande libertà ad Al The Coordinator, all’anagrafe Aldo D’Orrico, che è finalmente riuscito a realizzare un vecchio sogno: suonare la “sua” musica folk.

Aldo come nasce la tua passione per la musica e soprattutto come si è evoluto negli anni il tuo percorso artistico?
Da piccolo ero affascinato dal come una semplice chitarra avesse il potere di riunire, far cantare e divertire un gruppo di amici. Più tardi la passione si è fatta più importante con l’ascolto dei grandi gruppi classici del rock e la voglia di essere capace di emulare i loro fraseggi. Negli anni ho suonato il metal dei Diastasia, il rock dei Miss Fraulein, il blues di Amy Coleman & Texaco Jive, il bluegrass dei Muleskinner Boys, il beat dei Tulipani e un bel po di altre cose. Con Al The Coordinator diventa realtà il mio vecchio sogno di suonare musica folk, mia, da solo.

Vuoi parlarci un po’ dell’incontro con Vladimir Costabile e della scelta di partecipare alla realizzazione della compilation Calabrians City Al-the-Coordinator-2-735x400Rockers?
Io e Vladimir ci conosciamo da anni, dai tempi del liceo, ed entrambi suoniamo e lavoriamo nel mondo della musica praticamente da allora. Non è stato difficile convincermi a fare parte del progetto Calabrians City Rockers vista la bontà dello stesso, tanto che tutto questo ha portato a una collaborazione fra noi due oltre la compilation.

Lo scorso 19 ottobre, su Rockit, è uscito in anteprima il video di “The Hunter’s  Prayer”. A cosa ti sei ispirato per scrivere il pezzo e, soprattutto, come avete lavorato per trasformare le parole in immagini senza alterarne il senso?
Volevo creare una canzone che ti facesse immergere nella mente di un cacciatore e farti vagare nelle sue terre. Un miscuglio di brughiera scozzese, spazi nordamericani e boschi della Sila, mentre le parole raccontano del suo lamento nel cercare di ricordare il momento in cui ha deciso che la sua vita sarebbe stata votata all’ammazzare. Nel video abbiamo traslato tutto questo  impersonificando il cacciatore nel personaggio che interpreto, un killer professionista, e ribaltando gli spazi aperti del pezzo nel chiuso di una camera d’albergo.

Chi ti ha aiutato nella realizzazione del video?
Il video è stato scritto e prodotto dalla Open Fields Productions, la casa di produzione di Nicola Rovito e Fabrizio Nucci con cui ho lavorato, assieme a Mirko Onofrio e Stefano Amato, alla realizzazione della colonna sonora del film Scale Model. Quindi tutto il merito per lo splendido risultato va a loro.

Ci sono degli elementi nel video che mi hanno particolarmente colpita: il coltello, le pillole, la Bibbia. Che senso gli hai attribuito?
Il coltello è probabilmente l’arma che più avvicina l’uomo all’animale, il più somigliante agli artigli o le zanne di un feroce predatore. La Bibbia e le pillole sono rispettivamente la parte umana “evoluta” e il buio della mente.

Aldo D'OrricoSe ti chiedessero di descrivere il tuo nuovo video solo con aggettivi, come lo definiresti?
“Profondo gelo avvolgente”.

In base alla tua esperienza quanto è difficile pensare e scrivere testi in inglese e proporli anche, e soprattutto, in Calabria?
Premetto che non sono madrelingua inglese, che la mia lingua è l’italiano e che mi piace tanto. Sono stati gli ascolti musicali che mi hanno portato a scegliere l’inglese come mezzo per raccontare le mie storie. Sono stato così abituato a sentire canzoni con quell’idioma che quando compongo qualcosa mi viene naturale cominciare a provarci sopra parole inglesi. Che è comunque una lingua che adoro, come tutta la cultura anglosassone e americana. Le problematiche sulla poca conoscenza dell’inglese sono le stesse in Calabria come in tutta Italia, quindi sono cosciente dei limiti che ci possono essere, ma sinceramente non mi importa molto, è questo quello che so fare meglio.

Progetti futuri? Ti va di parlarcene?
Sto per fare uscire un disco per l’inizio dell’anno e successivamente sarò in tour, se vi va potete seguire le news cercando su facebook Al The Coordinator.

Annabella Muraca

 

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