“Andare per la Sicilia dei Greci” è tra i doni più preziosi che si possano ricevere. È un tour on the road alla riscoperta della nostra origine di Europei e partendo dal Sud, dalla Magna Graecia, dalla Sicilia. Terre che i Greci seppero addomesticare al loro pensiero senza farsi troppo inebriare dalle calure né confondere dagli eccessi ma, anzi, in essi ne rintracciarono un’armonia di proporzioni e di forme di cui oggi avremmo bisogno, come sottolinea l’autore, Franco La Cecla, tra i maggiori antropologi e non solo italiani.
Nel percorso egli è andato anche alla ricerca di quella “laicità” dei Greci, il loro spirito argomentativo che sempre lascia spazio al dubbio e all’ interrogativo. La loro voglia di verità è quanto per secoli siamo andati cercando. Il tour inizia a oriente, da Kamarina, dove si sente la pretesa tutta greca di dare una regola alla vita, alla comunità, alla natura, al tragico e bello del mondo. Aleggia un sogno di leggerezza cosciente proprio qui, dove Platone è venuto a convincere i tiranni delle sue utopie, dove Eschilo vi ha scritto e messo in scena le sue più importanti tragedie e dove l’Ade ha perso la sua aria densa, scura e irreparabile e, per la prima volta, l’umanità ha pensato che l’anima non può che essere immortale. Senza sorvolare sulle contraddizioni di un territtorio fatto anche di un brutalismo ingenuo di abusivismo edilizio, di orridi musei anni ’70, bunker che vorrebbero imitare il tufo dei templi, La Cecla va sempre e comunque a sospendere il suo sguardo sulla bellezza di reperti, tra i più belli al mondo, e che vivono nella più distratta quotidianità, come il vaso di Enea con Anchise sulle spalle a Gela, qui anche la tomba di Eschilo ma non si sa dove, e soffermandosi sulla storia e casualità con cui la maggior parte dei ritrovamenti archeologici sono avvenuti. Mai professionisti, raramente archeologi, sempre contadini e pastori, anche ladri, come il caso dell’efebo di Castelvetrano a Selinute, realizzato tra il 480 e 460 a.C, e utilizzato come portacappelli fino al 1962, anno in cui fu rubato. Ritrovato, ora si può ammirare in tutta la sua bellezza al Museo cittadino.
Tra le tappe più suggestive di questo tour Cave di Cusa, poco distanti dalla bellissima riserva di Gorchi, specchi d’acqua circondati da una natura rigogliosa, qui gli uccelli spiccano il volo per l’Africa. Nel leggere il libro, edito da Il Mulino, nella speciale collana “Ritrovare l’Italia”, non si può non sentire il desiderio di calarsi, al tramonto, nelle acque calde delle terme segestane, o quelle che si chiamano Gorga vicino alla stazione di Alcamo. Qui, circondato dalle Ninfe, veniva a riposarsi Eracle, qui si potrà capire il gioco che i Greci facevano con il territorio, la natura vulcanica e le dolcezze e asperità che offriva. Il tour continua con Palermo, il Museo Salinas per poi toccare diversi luoghi e La Cecla ne va sempre a ricordare e ritessere il mito da Eracle Minoa, che prende il nome da Minosse re di Creta, che vi inseguì Dedalo, costruttore del labirinto in cui era rinchiuso il Minotauro, fino a raggiungere le Sirene che fanno da spola da qui alle porte dello stretto di Scilla e Cariddi e dove, probabilmente, Ulisse incontrò Circe.
Francesca Mazzotti