SIDERNO (RC) – Martedì 20 Agosto 2013, con inizio alle ore 21,50 andrà in scena l’Anfiteatro di Siderno Superiore l’opera teatrale “L’ORSO” di Anton Chevov, rivisitata per la regia di Antonio Caracciolo. L’opera verrà proposta in una produzione originale che vede attore protagonista lo stesso Antonio Caracciolo con Erica Filocamo e Francesco Figliomeni. I Costumi originali sono stati realizzati della Stilista villese Caterina Ficara, grafico è Fabio Stillitano, mentre la Scenografia e Dipinti sono stati approntati personalmente da Sara Parlongo. Assistente alla Regia è il reggino Gregorio Panetta. L’intera serata sarà presentata da Annamaria Implatini. Adesso Antonio Caracciolo è tornato in Calabria – oltre che per un brevissimo periodo di ferie – per cimentarsi in questa nuova esperienza, quella di regista teatrale che va ad affiancare quella di attore e con tanti nuovi progetti da realizzare nella sua Calabria. Antonio Caracciolo è un attore professionista, nato a Reggio Calabria e formatosi professionalmente a Roma, dove vive.
“Elena Ivanovna Popova, una vedova inconsolabile che ha giurato, dopo la morte del marito, di non uscire più di casa e di non frequentare più alcun uomo, nonostante le insistenti preghiere a ripensare la sua decisione da parte del suo servitore Luka. La situazione si capovolge quando l’inaspettata visita dell’ex ufficiale di artiglieria Smirnov si presenta dalla Popova a riscuotere delle cambiali. Il rifiuto di lei a pagare e la volontà di lui ad esigere quanto dovuto originano un dialogo concitato, che degenera in un duello fra la vedova e l’ex ufficiale…”
Riguardo l’opera, Antonio Caracciolo afferma:” I protagonisti sono volubili figure di carattere forte, anche se non all’apparenza, nelle quali ciascuno, forse, può riconoscere lo specchio del proprio “io” nel più basilare valore del sentimento. Quello che mi ha colpito in modo particolare in questa opera teatrale è il cambiamento improvviso, nel giro di poche battute, del “Pensiero” che oltre ad alimentare un apertura intelligente verso il confronto con se stessi ed il prossimo non si fossilizza sugli input socio-culturali o regole poco chiare che spesso ci precludono o ci limitano la gioia della vita. Portare in scena un linguaggio cosi semplice, come quello di Checov, paradossalmente diventa complesso ed intenso nel restituire credibilità recitativa e comunicativa , proprio per questo ho voluto ricercare la qualità della “metamorfosi” non dichiarata dei personaggi, mettendo a nudo gli attori nella costante/continua mutazione degli stati d’animo, lavorando sia sui pretesti che l’essere scenico costruisce, sia su un percorso vicino alla trascendenza onirica a conferma dell’illogicità di sentimento, tale è l’amore”.