Le passioni, se sono autentiche, non muoiono mai, anche quando la vita professionale prende un’altra direzione.
La passione per il Cosenza Calcio del giornalista Federico Bria non si è mai sopita, ma ha continuato ad ardere come fuoco sotto la cenere, anche quando ha deciso di saltare il fosso e di andare a ricevere nuovi stimoli profondendo energie e competenze, quelle acquisite nel mondo del giornalismo, nella carriera di vertice di una banca, la BCC Medio Crati, di cui è attualmente segretario generale.
La storia, però, ritorna, e a riaprire quella pagina mai chiusa ci ha pensato la Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi che ha invitato Federico Bria in occasione del Centenario del Cosenza Calcio, assegnandogli un riconoscimento per essere il primo giornalista cosentino ad aver scritto, nel 1986, per le edizioni di Radio Libera Bisignano, un libro, “Vita da Lupi”, sulla storia della squadra rossoblu.
L’incontro in Commissione cultura è stato introdotto dal Presidente Claudio Nigro e ha fatto registrare la presenza della Vice Presidente Maria Lucente e dei consiglieri Mimmo Frammartino, Francesco Perri, Michelangelo Spataro e Giovanni Quintieri.
Unanimi gli apprezzamenti della Commissione nei confronti di Federico Bria. La Vice Presidente Lucente ne ha ricordato l’eleganza, il grande livello professionale e il garbo. Francesco Perri il suo essere super partes ed il ruolo propositivo ai tempi in cui è stato addetto stampa del Comune di Cosenza. Parole di apprezzamento per la sua lunga militanza nel giornalismo sportivo sono venute anche dai consiglieri Spataro e Quintieri. Ma il compito di consigliere relatore è toccato a Mimmo Frammartino che ha ricostruito il profilo dell’ospite ripercorrendone, in un puntuale excursus, l’attività professionale, anche in virtù del fatto che negli anni in cui Bria si occupava del Cosenza Calcio (quelli della promozione in serie B) Mimmo Frammartino era Assessore allo Sport del Comune di Cosenza. In quella veste Frammartino organizzò in Piazza dei Bruzi la radiocronaca da Salerno della partita contro la Salernitana che spianò la strada del Cosenza verso la serie B. Gli altoparlanti agli angoli della piazza diffusero l’urlo strozzato in gola di Federico Bria (Frammartino ama ricordare che fu “un urlo sussurrato”) che seguì la partita da radiocronista di RLB, quando Padovano, con un goal strepitoso, regalò la vittoria ai rossoblu.
E’ ancora il consigliere relatore a mettere in evidenza che “Bria entrò nel mondo del giornalismo con umiltà e grande spirito di abnegazione, accompagnati da una straordinaria passione e da una inesauribile voglia di raccontare.
Una lunga e appassionata gavetta attraverso le televisioni locali fino all’approdo a Telepiù, antesignana delle pay-tv e dell’attuale SKY.”
Giornalista professionista dal febbraio 1987, una laurea in storia conseguita successivamente all’Università della Calabria, Federico Bria assunse poi altri ruoli di responsabilità, come inviato e direttore di diverse testate giornalistiche (tra queste la direzione editoriale del quotidiano “La Provincia Cosentina”). Per lungo tempo capo ufficio stampa del Cosenza Calcio e da trent’anni direttore di “Forza Cosenza”, Federico Bria è stato il primo ad insegnare giornalismo sportivo agli studenti dell’Università della Calabria ed una sua pubblicazione, “Elementi di giornalismo sportivo”, oltre che strumento didattico ad uso e consumo dei corsisti, ha saputo cogliere, con assoluta competenza storica, le evoluzioni del giornalismo sportivo, dalle origini all’avvento delle nuove tecnologie, provando a spiegare, alla fine riuscendovi, “perché esistesse un giornale per degli scamiciati che correvano in bicicletta”, con chiara allusione alla rosa “Gazzetta dello Sport”, e perché anche una foglia morta può finire alle stelle, come si legge nel sottotitolo del libro, con chiaro riferimento alle punizioni di Mariolino Corso, della magica Inter di Herrera, celebri per le parabole cosìddette “a foglia morta” che, se la palla non veniva colpita per il verso giusto, potevano alzarsi così tanto sopra la traversa da finire, appunto, alle stelle.
Ma Federico Bria non è stato solo un grande narratore di cose di calcio. Per alcuni sorprendentemente, ha diretto anche una società di produzione nel campo degli audiovisivi, la “Wesson & Boyle” scrivendo i testi di numerosi documentari , uno dei quali , “Shero”, un vero e proprio film, il primo girato in Iraq dopo la Guerra del Golfo, ha guadagnato il passaporto per la 49ma edizione della Mostra del Cinema di Venezia dove venne presentato nel 1992 nella sezione “Finestra sulle immagini”.
Così come non possono essere taciuti i dieci anni come addetto stampa al Comune di Cosenza, esperienza iniziata nel 1997 con Giacomo Mancini Sindaco e conclusa nel 2008 per la scelta di Federico Bria di approdare alla BCC Medio Crati, dove ha continuato sì ad occuparsi di comunicazione, da capo ufficio stampa dell’istituto bancario e da direttore del magazine “Con Noi”, ma anche e soprattutto di Responsabilità Sociale, contribuendo ad altri importanti successi, come la selezione per l’Oscar di Bilancio 2011 alla quale la BCC è approdata da finalista, o come le soddisfazioni raccolte nei rapporti costruiti con il Fondo Europeo per gli Investimenti che hanno portato al ragguardevole risultato di ricevere 4 milioni e mezzo di euro da distribuire nel microcredito alle piccole imprese.
Quando arriva il suo turno, Bria ringrazia la Commissione cultura, tra il commosso e l’imbarazzato. Con soddisfazione parla del suo nuovo lavoro in banca, ma gli occhi gli si illuminano di una luce particolare quando la mente va ai ricordi legati al Cosenza Calcio e alla sua storia, buona parte della quale è stata raccontata proprio da lui. Erano gli anni d’oro della storica promozione in serie B e Bria ne era il cantore. Come pochi, alle nostre latitudini, ha saputo spaziare da un capo all’altro dei mass media, cominciando dalla radio (le sue radiocronache erano un raro esempio di professionalità, compostezza, chiarezza vocale, misurata passione ed eleganza british old style, forse paragonabili solo a quelle dell’inimitabile Sandro Ciotti, toni baritonali a parte). Poi ha attraversato la fortunata stagione delle televisioni e della prima pay tv (per tutti i cosentini era motivo d’orgoglio che fosse approdato alla corte di Telepiù) fino alla carta stampata e all’incarico di addetto stampa al Comune di Cosenza.
Versatilità da vendere, grande capacità di adattamento, personalità poliedrica, ma una passione al di sopra di tutte: il calcio. Che riaffiora anche nei suoi racconti in commissione cultura. “Come diceva Sartre – ha affermato Bria – il calcio è metafora di vita. Chi sa descrivere il calcio, sa fare anche cronaca e quindi si presume abbia una grande ricchezza di linguaggio”. Poi spiega il suo percorso di iniziazione alla scrittura calcistica. “La vera molla è stato mio padre che mi ha trasmesso questa passione”. Nell’album dei ricordi c’è posto anche per la richiesta, piena di timidezze, rivolta al giornalista Piero Ardenti (già direttore del “Giornale di Calabria” conosciuto negli studi di “Telecosenza”), di assumere la direzione del giornalino sportivo “Forza Lupi” (che Ardenti diresse per sette anni) ed il lungo giro nelle biblioteche di mezza Italia per raccogliere notizie storiche e documenti inediti sul Cosenza Calcio, poi trasfusi nel libro “Vita da Lupi”. Un legame mai sopito quello per i colori rossoblù. “Sarebbe impossibile. Il legame col Cosenza è qualcosa che non muore mai. Sono stato fortunato ad aver vissuto quegli anni formidabili. Quando il Cosenza è imploso, perdemmo l’unico posto, lo stadio, dove tutti i ceti sociali si potevano riunire”.
E un pensiero sospeso sembra fargli riassaporare quell’atmosfera, ora che con la promozione in serie C appena raggiunta, il Cosenza ha ricominciato a sperare, forse per una nuova “vita da lupi”.