Commissione Cultura Cosenza: Premia la scrittrice ed artista Roberta Lorusso

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Chi sceglie i libri per amici difficilmente non ne resta folgorato e il rischio che si corre, se di rischio è lecito parlare in questi casi, è che ci si leghi alla lettura per tutta la vita e che questa condizione ne generi inevitabilmente un’altra, alla prima direttamente collegata: che si arrivi a scrivere per sempre. Quanto accaduto è a Roberta Lorusso, che sui libri ha riversato una delle sue tante passioni, quelle che nel tempo ne hanno tratteggiato la sua personalità di donna impegnata non solo nelle lettere, ma anche nella pittura e nella scultura. Nella ricognizione che va compiendo ormai da tempo la Commissione Cultura del Comune di Cosenza alla ricerca dei talenti che risiedono ed operano nella città, del tutto naturale è stato incrociare il talento di Roberta Lorusso che cosentina lo è diventata d’adozione, essendosi stabilita nella città dei Bruzi ormai da moltissimi anni, anche se le sue origini sono pugliesi, di Bari per l’esattezza. E così la Commissione Cultura presieduta da Claudio Nigro ha dedicato alla Lorusso uno dei suoi incontri della rassegna “Cosenza e i suoi talenti” svoltosi nella Sala “Quintieri” del Teatro “Rendano”. A presentare la scrittrice-poetessa che è anche pittrice e scultrice, è stato il consigliere comunale Mimmo Frammartino che ha contribuito a ricostruirne il profilo, con particolare riferimento alla sua molteplice e multiforme attività. La produzione artistica di Roberta Lorusso è d’impatto, rifugge i toni della leggerezza, essendo ad essa  affidato il compito di veicolare messaggi profondi che a volte pesano come un macigno, ma la cui necessità si avverte come ineludibile. I temi che ama approfondire e che sa mettere a fuoco vanno dalla tolleranza all’accoglienza, alle ripetute aggressioni perpetrate dall’uomo nei confronti della natura e del pianeta eroberta lorusso nell’anno dell’EXPO dedicato al cibo e il cui tema è  “Nutrire la conoscenza per nutrire il pianeta”, è sempre bene ricordarlo. Una delle sue mostre di maggior successo è stata senz’altro “Terra madre”, del 2009, ospitata dalla Casa delle Culture, dedicata interamente all’Africa che diviene nelle sue tele, di rara suggestione, l’emblema della terra aggredita dalla stoltezza umana e nella quale campeggiano splendidi ritratti di donne di colore. E di continente africano è imbevuta anche la prima raccolta di poesie di Roberta Lorusso, dal titolo “I ricordi sono finestre”, la cui prefazione è firmata da Flavia Weisghizzi, critica letteraria e conduttrice della fortunata trasmissione radiofonica “La luna e i falò”, in onda su “Nuova Spazio Radio” e dalla quale sono passati molti autori esordienti, ma anche grandi nomi della cultura italiana. A proposito del libro di Roberta Lorusso la Weisghizzi dice : “E’ un racconto che sa di terra e fieno, che odora di Africa e tamburi che battono al ritmo del cuore…”. Ed è il ritmo del cuore che scandisce ogni forma di creatività della Lorusso. Così come accade anche nella sua ultima fatica letteraria, “Lungo la strada”, un libro di racconti nel quale raggiunge livelli di autentica maturità e che ha meritatamente ricevuto più di una menzione d’onore ed anche una medaglia al premio letterario “Un libro amico per l’inverno”. Ma accade anche per la mostra “Materia(l)mente”, ospitata qualche anno fa alla Biblioteca Nazionale e nella quale a farla da padrona, oltre al cuore, è la forza del pensiero che si insinua nella materia, come l’argilla per la scultura, la pagina per la poesia, la tela per la pittura. Ciò che incuriosisce delle sue creazioni sono i musicisti jazz dipinti sui suoi vasi, anche quelli che ritraggono frammenti di città con i suoi monumenti più rappresentativi come il Teatro “Rendano”, con un violinista e un sassofonista sulla scalinata, o la fontana dei Tredici canali. Per definire Roberta Lorusso arriva in soccorso la definizione che di lei ha dato, durante l’incontro del “Rendano”, il consigliere Mimmo Frammartino : “è un’artista a 360 gradi. Autrice dalla personalità forte e decisa nell’operare le scelte della vita. Talentuosa ed indisciplinata, particolarmente affascinata dal clima che si respirava e si respira ancora in alcune officine sperimentali nelle quali del tutto normale era allontanarsi dalle regole”.
Quella forma di trasgressione che a scuola, durante gli studi classici, gli faceva trascurare Leopardi (salvo riappropriarsene più tardi) per il poeta turco Nazim Hikmet ricordato dai più soprattutto  per il suo capolavoro, la raccolta “Poesie d’amore”. Scrivere per Roberta Lorusso è un po’ come respirare. Lo fa con estrema naturalezza dall’età di dodici anni, da quando decise di affidare ad un quaderno l’esternazione del dolore di una bambina per la perdita della madre. E ancora oggi continua a coltivare la dimensione del sogno. Avverte l’odore dei sogni come nella sua raccolta di poesie “Forme d’acqua” e se come diceva Marcel Proust, in una citazione molto cara a Roberta Lorusso, “se un po’ di sogno è pericoloso, ciò che ne guarisce non è sognare meno, ma sognare di più, sognare tutto il sogno”, la scrittrice di origine pugliesi, ma divenuta cosentina a tutti gli effetti, il suo sogno lo ha coronato da un pezzo, affidando alla sua irrefrenabile creatività le continue emozioni da cui è quotidianamente percorsa, compresa quella di sentirsi calabrese a metà, se è vero come è vero che il mare di Scilla le procura la stessa emozione di quello di Rodi Garganico. E la Commissione cultura, con la sua iniziativa, l’ha voluta riconoscere a tutti gli effetti figlia illustre della città di Cosenza.

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