27 APR 2012 – “Prima di ucciderti, sposa, ti ho baciata. Ora non c’è altro modo che questo: ucciderti e morire in un tuo bacio”. Si tratta di una frase forte ed emblematica dell’ “Otello”, una frase che racchiude in sé tutto il senso di questa tragedia scritta da Shakespeare nel lontano 1603.
Una tragedia che, però, non è espressione di un’antichità cristallizzata ma collima perfettamente con il nostro presente.
L’Otello è stato, infatti, riattualizzato dal regista Nanni Garella e riproposto, ieri sera, al teatro A.Rendano grazie alla produzione dell’Arena del Sole – Nuova Scena – Teatro Stabile di Bologna, in collaborazione con il 63° Festival Shakespeariano dell’Estate Teatrale Veronese.
Nello spettacolo tante comparse ma solo due protagonisti indiscussi Massimo Dapporto, attore poliedrico che ha seguito le orme del padre cimentandosi nel teatro, nel cinema e nella fiction, ora nei panni di Otello/ Il Negro, e Maurizio Donadoni che ha impersonato il funesto Iago.
Due visioni del mondo completamente agli antipodi, dunque, Otello disegna un mondo roseo, amorevole e armonico, Iago, invece, vive di gelosie, infamie, pregiudizi razziali che colpiscono tutti coloro che lo affiancano rendendoli volgari e sgradevoli.
Tutto ruota intorno al tradimento di Desdemona (Lucia Lavia) a scapito di Otello, un tradimento, però, non veritiero ma istigato, inculcato, continuamente simulato dallo stesso Iago ferito nell’orgoglio per non aver ricevuto la carica di luogotenente.
In Otello si scatena, così, una gelosia marcia che rende il cuore nero, appanna la vista, sconvolge i sensi e trasforma in folle anche la persona più saggia.
E’ il dramma del candore e della cecità di colui che non riesce a guardare oltre il suo naso e si fa soggiogare dalla pura apparenza.
L’Otello è l’emblema della fragilità umana e della sua precarietà, il genere umano è in lotta continua senza mai trovare un equilibrio stabile e duraturo, le passioni diventano atroci e fanno regredire l’uomo alla sua condizione più abietta.
La gelosia e l’invidia, da passioni veniali, si trasformano, invece, nei mali di tutti i mali.
Alla fine della tragedia non resta nulla, tutti vengono colpiti, sconfitti e affondati; nessuno si salva, la sorte è efferata e colpisce forte come la mannaia del boia.
Neanche l’isola di Cipro rimane incolume ma, calpestata e insanguinata, è la spettatrice inerme di tanta brutalità
Al termine di una simile tragedia rimangono solo domande, interrogativi ben espressi dal regista Nanni Garella “Cosa resta, dopo gli assassini, i suicidi, il crollo della fiducia, della fedeltà e dell’amore? Probabilmente solo la notte buia, il cupo abisso in cui precipita a volte la mente umana”
Annabella Muraca