Ecco “Il cacciatore di meduse”, la commovente storia di un piccolo migrante somalo

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Il viaggio, la solitudine, la speranza, il mondo visto con gli occhi di un bambino somalo e dei suoi amici migranti e miseri di ogni parte del mondo.

Copertina Il cacciatore di meduseUn bambino somalo, l’ombra della guerra, la solitudine, il viaggio disperato, il dramma dei migranti che, spesso, si trasforma in tragedia. C’è un microcosmo di valori, sentimenti, storie, pensieri e promesse nell’animo del piccolo Tajil, il bambino speciale capace di catturare le meduse con le mani e portarle a riva.

È la storia attualissima e struggente de “Il cacciatore di meduse”, il nuovo romanzo di Ruggero Pegna pubblicato da Falco editore. Una storia che approda sulle coste siciliane, in riva al mare cristallino di San Vito Lo Capo, dopo l’espiazione di un viaggio massacrante, nel deserto prima e, poi, a bordo di un barcone fino a Lampedusa. C’è un pezzo di storia dei nostri tempi, l’avventura dei migranti vista con gli occhi di un bambino somalo e dei suoi amici migranti e miseri di ogni parte del mondo.

Tra le onde, Tajil anela alla terraferma con in testa un guazzabuglio di desideri, speranze, sogni. «Ognuno ha un motivo per scappare e mille altri per sperare», scrive Ruggero Pegna, che dopo “Miracolo d’amore” decide di addentrarsi in un mondo affascinante e misterioso che si perde talora nelle derive del razzismo, del concetto errato di emigrazione, di tolleranza e solidarietà, di speranza. In terra siciliana, accompagnato dalla mamma Halima, Tajil dovrà fare i conti con una nuova realtà.

Il cacciatore di meduse” si presenta come il nuovo colpo editoriale di Ruggero Pegna, direttore artistico, promoter musicale, produttore e autore. Il romanzo, edito dalla casa editrice Falco, approderà in tutte le librerie italiane nel mese di maggio.

«Le mani del mio pianista scorrono da una parte all’altra dei tasti, un po’ bianchi, un po’ neri, come i miei infiniti ricordi, inondandomi di note e di straordinarie emozioni. La sua musica dolce e triste accarezza la mia pelle e fa vagare, ogni sera, i miei occhi e i miei pensieri. Li porta a spasso nel magnifico orizzonte che, visto da qui, unisce il mare al cielo, la mia anima a Dio e il mio cuore ai tanti cari che sono volati via, lassù» (Da Il cacciatore di meduse, Falco editore).

La commovente storia di Tajil, un bambino nero che non sapeva di essere diverso perché nel suo villaggio a Chisimaio tutti avevano il suo stesso colore della pelle, ci apre ai sentimenti, al rispetto degli altri e delle loro infinite diversità, ci apre alla bontà. E come diceva il nonno di Tajil, <<la bontà non dipende dal colore della pelle, ma da quello del cuore>>.

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