Martedi 4 Dicembre 2012 ore 21.00, presso il Teatro Comuncale di Rovito, verra’ proiettato il film “WOMB” di Benedek Fliegauf.
Due bambini s’innamorano, poi si separano. Lei, Rebecca (Eva Green), dopo anni, torna, ritrova lui, Tommy (Matt Smith), lo riama, lo riperde. Ma l’amore è più caldo della morte: così lei lo clona, portandoselo in grembo, crescendolo come un figlio, soffrendo per questo amore che ha cambiato forma. Fliegauf riscrive il mondo: partecipando a un dramma intimo e struggente, lo spettatore è invitato a provare la propria morale, a ridisegnare le coordinate etiche secondo una realtà dove è consentita la clonazione
, dove i tabù che strutturano la società (l’incesto, per esempio) si sono geneticamente modificati.
E in questa richiesta c’è un atto d’amore e fiducia nel pubblico. Sopraffino manierista, tra i massimi giovani talenti europei, l’ungherese Fliegauf sa che in ogni inquadratura si posano toni, umori, moti d’anima. E dunque ripropone, mentre gli anni scorrono e i corpi cambiano, gli stessi punti macchina, cercando i detriti d’emozione sedimentati dal tempo. Evoluzione del mito di Edipo, Womb (Grembo), arrivato nelle nostre sale con due anni di ritardo dopo aver transitato e vinto al Festival di Locarno, è Sci-Fi contemplativa, tarkovskijana, interessata all’uomo, alla carne viva e morente, alla biologia, è un’opera imperfetta dipinta con insana grazia pittorica, conscia che la ripetizione è una forma di cambiamento, orchestrata intorno a simboli perturbanti (il dinosauro giocattolo, la lumaca, gli scarafaggi, gli animali forse estinti) e abitata da due interpreti semplicemente sublimi. Perché sanno implodere o esplodere di dolore, non sottraendosi mai alla propria grottesca, ambigua, inquieta natura.
E in questa richiesta c’è un atto d’amore e fiducia nel pubblico. Sopraffino manierista, tra i massimi giovani talenti europei, l’ungherese Fliegauf sa che in ogni inquadratura si posano toni, umori, moti d’anima. E dunque ripropone, mentre gli anni scorrono e i corpi cambiano, gli stessi punti macchina, cercando i detriti d’emozione sedimentati dal tempo. Evoluzione del mito di Edipo, Womb (Grembo), arrivato nelle nostre sale con due anni di ritardo dopo aver transitato e vinto al Festival di Locarno, è Sci-Fi contemplativa, tarkovskijana, interessata all’uomo, alla carne viva e morente, alla biologia, è un’opera imperfetta dipinta con insana grazia pittorica, conscia che la ripetizione è una forma di cambiamento, orchestrata intorno a simboli perturbanti (il dinosauro giocattolo, la lumaca, gli scarafaggi, gli animali forse estinti) e abitata da due interpreti semplicemente sublimi. Perché sanno implodere o esplodere di dolore, non sottraendosi mai alla propria grottesca, ambigua, inquieta natura.