Cosenza ( Cs) – Parte martedì 22 prossimo il viaggio del nuovo album dei Coram Populo che dalle viscere del tempo sgorga e attraversa luoghi e storie di donne e uomini del nostro spazio, per affluire potente al cuore del presente. La prima data è “soltanto” di presentazione. Panta rei è il titolo del disco che si racconterà per intero la prima sera nella sala polifunzionale di Torano Castello, a partire dalle 20.00. E poi il 5 aprile nel carcere di Via Popilia per un concerto regalato ai detenuti della Casa Circondariale, e quindi nella libreria Ubik di Cosenza il 9 aprile alle 18.Cinque giorni dopo ancora in concerto, il 14 aprile, al Teatro dell’Acquario di Cosenza (via Galluppi). Ogni realtà muta dunque di continuo, come dicevano i greci di Eraclito. Tutto scorre.Panta rei e non c’è nulla, più della musica e della poesia, che siacapace di testimoniarne ogni volta la verità. Si trattasse di guerra o amore, di preghiere o baccanali, quando c’entrano, dentro, le due muse, imperiture convitate senza barriere,il mutamento si compie. Fossero viaggi d’andata o ritorno, partenze senza speranza, battaglie vinte o perse,ogni esperienza s’imbarca in un circuito vitale di metamorfosi dei significati e, quindi, del modo stesso d’esser vivi. Perciò scrittori e musicisti sono impegnati, come in un tacito patto tra loro, nella perpetua alimentazione di tale “circuito vitale”. È “missione” dei compositori aprire le porte d’ingresso a certi “nuovi ambienti”, dove il tempo diventa unico e, l’Arte, pesca dal futuro (tuo, mio, loro, nostro o vostro o planetario) un nuovo senso di ciò che il presente ha capito e non compreso del proprio passato.È un’idea del “tutto scorre”. Lo sa Pino Cariati, saggio musicista di lungo corso, che dalla sua Sartano (Cs) scrive da molti lustri – in testi e musica – lestorie delle donne e degli uomini delle nostre terre. Dopo anni di concerti nelle piazze del Sud-Italia, dove Cariati s’è fato conoscere e apprezzare insieme alla band da lui fondata, hafinalmente deciso di trarre una sintesi discografica del suo annoso lavoro, portando il gruppo e, soprattutto, la voce che da sempre lo accompagna, quella di Simona Micieli, in una sala di registrazione. Il cd è uscito in queste ore grazie anche all’impegno di un “Odisseo” di casa nostra, che s’è fatto carico di ogni spesa. Questi è un imprenditore che ha deciso di restare nell’assoluto anonimato, esercitando quel diritto all’oblio che caratterizza i filantropi puri. L’album è il frutto d’una compiuta opera di sapienza artistica, formatasi attraverso la ricerca e la sperimentazione di ritmiche, melodie e testi che affondano le radici nella storia culturale dei nostri popoli.Senza mai tradire la propria vocazione autorale, i Coram inseriscono nel progetto un’unica “cover”: termine forse inadatto per designare ciò che, in realtà, è l’omaggio a una mastodontica artista siciliana del passato, la cantastorie licatese Rosa Balistreri(Cu tilu dissi ca t’haju a lassari… megliu la morti e no chistuduluri…). Per il resto, gli undici brani dell’album costituiscono un continuum caleidoscopico di inedite ambientazioni tradizionali,ispirate e scoperte nei canti ancestrali di donne già antiche e pur vissute a cavallo di “due millenni”, nonne di cui vi è tuttora presenza o traccia. Fonti ispiratrici d’un modo semplice d’interpretare la bellezza e l’amore o le soffertepassioni di chi, per esempio, emigrava lasciando la propria terra con pezzi di vita che, forse, mai più riavrà.
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