ROSSANO (CS) – Il giorno della memoria, celebrato all’interno della casa di reclusione di Rossano, ha il colore sbiadito delle immagini in bianco e nero degli internati nel campo di concentramento di Auschwitz, ha la forza delle parole capaci di rievocare con pathos il peggiore dei crimini perpetuato ai danni dell’umanità, l’Olocausto, trova lo spazio per ricordare il piccolo Cocò di Cassano allo Jonio, bruciato in un auto per mano della ‘ndrangheta, ma contiene anche messaggi di speranza e di fede che risuonano al ritmo di organetti e fisarmoniche, di canzoni reinterpretate in dialetto e di una rappresentazione teatrale che racconta, attraverso la satira e l’ironia, la vita in carcere e la voglia di riscatto. Sul palcoscenico del teatro dell’istituto penitenziario di contrada Ciminata Greco protagonisti, arte ed emozioni.
Essere uomini, prima che detenuti, con una possibilità in più, che non si dovrebbe mai negare a nessuno, una volta fuori dal carcere. La formazione e l’istruzione possono e devono portare alla riscoperta di valori e comportamenti rivolti al bene. La musica e l’arte come strumenti ri-educativi e di socializzazione, occasione di riscatto sociale. Sono, questi, alcuni dei passaggi emersi dai vari interventi che si sono alternati nel corso dell’evento tenutosi ieri, lunedì 27, nell’ambito del progetto Note di Libertà promosso dall’Istituto musicale di Mirto Donizetti all’interno della casa di reclusione di Rossano diretta da Giuseppe Carrà.
Tra gli spettatori della particolare giornata della memoria celebrata all’interno del carcere c’erano anche gli studenti del liceo classico di San Demetrio Corone, una nutrita delegazione delle due parrocchie cittadine Maria Madre della Chiesa e S. Giovanni Battista, don Piero Frizzarin, il parroco del carcere, il dirigente scolastico dell’Istituto “Ettore Majorana”, Giuseppe Spataro che all’interno della casa di reclusione ha una sezione, il direttore Giuseppe Carrà, soddisfatto ed emozionato per la buona riuscita dell’iniziativa e Antonella Barbarossa, Direttore del Conservatorio statale di musica di Vibo Valentia.
Da Se questo è un uomo di Primo Levi portata in scena, nel finale del monologo ricco di pathos dell’attore Antonio Salerno, accompagnato dalla chitarra di Carlo Rosati e dalle immagini sul maxi schermo proiettate con la regia di Saverio Greco, a Stand by me – Stai con me, la canzone suonata, tradotta ed interpretata dai detenuti, fino allo spettacolo teatrale scritto dal detenuto Francesco e che ha anticipato il gran finale al quale hanno partecipato anche le “Stelle del Trionto”. Hanno riscosso un autentico successo le esibizioni dei detenuti di media e alta sicurezza seguiti, a titolo gratuito, in questi mesi, da Rosario Lullo, Carlo Rosati, Angela Greco e Giuseppe Greco.
Quest’ultimo, alla guida della GG Eventi, porterà le opere realizzate dai detenuti all’interno dell’azienda di ceramica artistica Pirri, a Casa Sanremo, per replicare il successo ottenuto l’anno scorso, in occasione della consegna dei manufatti ai talenti del Festival della Canzone italiana. Tra i premiati dell’anno scorso per mano anche di Filomena Greco dell’azienda Igreco, tra le eccellenze calabresi nella Città dei Fiori, lo ricordiamo, c’era anche Albano.