COSENZA – Santo Gioffrè è autore raffinato e esperto, uno scrittore calabrese che, come pochi, restituisce ai lettori attraverso la sua narrativa e la sua ricerca storica, una visione diversa della Calabria, “storica” ma sempre attuale. Giovedi 21 a Cosenza lo scrittore di Seminara – già autore de “Gli Spinelli e le nobili famiglie di Seminara” , “Artemisia Sanchez” (Mondadori) dal quale la Rai ha tratto una fiction televisiva, “Leonzio Pilato” (Rubbettino) e“La terra rossa” – ha presentato giovedi 21 presso la libreria Ubik di Cosenza, con la collaborazione dell’Associazione culturale ARS Enotria e il Centro Studi Promozione e Ricerca dell’Arte Contemporanea “Gianfranco Labrosciano”, la sua ultima fatica “Il gran Capitan e il mistero della Madonna nera”.
LA TRAMA – Si tratta di un romanzo ambientato in una Calabria rinascimentale resa ancora più misteriosa per l’intreccio sapiente di miti e leggende che l’autore mescola agli eventi storici realmente accaduti. Il protagonista è Gonzalo Fernàndez de Còrdoba, generale spagnolo alla corte di Isabella di Castiglia inviato in Italia dal re Ferdinando il Cattolico per combattere i francesi e difendere il Regno di Napoli. Per i suoi meriti organizzativi, per il coraggio e la ferocia in battaglia, il Gran Capitano riportò numerose vittorie sul campo; vittorie e conquiste che ne accrebbero la fama e ora fanno da sfondo ad un romanzo dal gusto antico.
Fra le vicende del soldato De Cordoba emerge una Calabria inquieta e forte, il suo paesaggio bucolico aspro e dolce insieme, fatto di montagne, declivi collinari, fiumare e terre argillose bagnate dal sangue dei soldati, dal sudore, dalla paura. La Calabria si presta ad essere punto di incontro di culture diverse, controversa nel suo attaccamento alle origini, è il contesto ideale, per Gioffrè, in cui collocare le contraddittorietà dell’animo umano. Nella trama troviamo tradizioni antiche e le superstizioni indelebili, storie di monaci e di nobili, di re e popolani, strategie militari e concubine consigliere, il tutto reso realistico da un linguaggio crudo e tagliente, ma sempre evocativo di un passato che ha subito, e goduto, delle influenze nobiliari delle dinastie europee. Così i santuari, le chiese e i conventi sono protagonisti tanto quanto le battaglie; i sacrifici, le punizioni corporali, le immolazioni e i banchetti, diventano moneta di scambio in una società in fermento. Società calabrese che in quei decenni e secoli di conquiste e di guerre sante prova ad assestarsi e trovare un faticoso equilibrio prima dell’epoca borbonica e prima ancora delle rivoluzioni illuministe. La Madonna Nera è icona di tutto questo fermento, di numerosi misteri, il parafulmine per purificarsi da peccati terreni, ma soprattutto il simbolo di un potere, quello del “Capitan”, che non conosceva limite alla sua stessa ambizione.
Appuntamento in libreria però un romanzo suggestivo ed epico, per conoscere meglio le nostre radici.