Il Settembre Rendese non è solo musica

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Giancarlo Cauteruccio, Corpo di luce
Giancarlo Cauteruccio, Corpo di luce

Quest’anno la 48esima edizione del Settembre Rendese non è incentrata solo sulla musica ma, per accontentare i gusti e gli interessi di tutti i fruitori, si è deciso di volgere lo sguardo anche ad altri ambiti culturali come il teatro, la poesia e l’arte.
E’ quest’ultima ad essere stata protagonista, ieri sera, grazie alla mostra “Settembre Rende:… se c’è l’arte” svolta all’interno del Museo del Presente e curata da Roberto Sottile e dal direttore del MAON Tonino Sicoli che, tra l’altro, non ha garantito la sua presenza all’inaugurazione dell’evento.
La mostra è stata divisa, dagli organizzatori, in tre momenti distinti e separati; si parte dall’esterno con delle installazioni che ripropongono sia soggetti riconoscibili, perché appartenenti alla nostra vita quotidiana, sia figure incomprensibili e di strane forme che permettono di attivare l’immaginazione e giocare ad una sorta di “indovina chi”.
All’interno del museo, invece, due differenti sale accolgono opere di diverso genere, stile e corrente; si passa, infatti, dall’esposizione ultra moderna dei 30 calabresi che hanno utilizzato materiali comuni rendendoli, però, innovativi e all’avanguardia grazie anche all’utilizzo di colori vivi e, a momenti, fluorescenti ad opere più “tradizionali” che vanno da Piccasso per poi giungere a Paladino passando per Giacomo Balla, Georges Braque, Lucio Fontana, Salvador Dalì.
Interessante e proficuo è stato l’incontro con l’artista visivo Giovanni Longo che ha partecipato alla mostra con l’istallazione “Cane Fragile” realizzata completamente con materiale da recupero; della semplice legna raccolta in spiaggia per dar vita allo scheletro di un cane che, ormai privo del suo elegante manto, può solo avvinghiare con le sue fauci quel collare che un tempo lo rendeva indivisibile dal suo padrone.
Molti sono accorsi per partecipare all’evento; volti interessati ma anche sconcertati di fronte ad una mostra culturalmente elevata ma poco organizzata, una sorta di mostra “fai da te” priva di guide, brochure e didascalie con delle indicazioni più specifiche sui vari capolavori. Le opere hanno parlato da sé, dunque, peccato che non tutte siano riuscite a farsi capire.

     Annabella Muraca

                                           

 

 

                                        

                                                             

 

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