COSENZA – È stato presentato questa mattina, presso Unindustria Calabria a Cosenza, “Alarico – il Musical”, opera pop rock ambiziosa, alla sua prima assoluta, ideata da Mario Palermo e scritta e diretta da Attilio Palermo, intervenuti in conferenza stampa, insieme al compositore Luigi Morrone.
Ad aprire l’incontro, in rappresentanza del Comune di Cosenza che ha patrocinato lo spettacolo, l’assessore all’educazione e alla scuola Matilde Spadafora Lanzino.
«Alarico è tema molto caro per il nostro sindaco Mario Occhiuto e per l’intera città – ha dichiarato l’assessore Spadafora -. Ci sono luoghi, altrove, che ‘vivono’ sulle figure storiche di mostri. Ecco perché a noi sembra giusto portare alla luce ciò che abbiamo in termini di storia e anche di leggenda, seppure poco conosciuta e contrastata, alimentando, anche attraverso forme teatrali, gli studi in tal senso per un arricchimento culturale per la nostra città. Sono felice del coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado – ha concluso – che avranno la possibilità di assistere allo spettacolo anche nei matinée da voi organizzati».
Nel corso della conferenza, Mario Palermo della Compagnia ‘Sarà Danza’, ha sottolineato quanto la produzione sia stata complessa e articolata, a partire dal casting che ha visto la partecipazione di oltre cento giovani, provenienti anche da fuori regione, per giungere alla formazione del cast attuale di 30 elementi tra performer e danzatori.
Cast tecnico e artistico
Le coreografie sono coordinate da Mario Palermo con Ilaria Dima, Simona Ammirato e Sara Mola. Alarico è interpretato da Luca Ziccarelli; Stilicone, da Francesco Bossio; Onorio, da Mirko Iaquinta; Ataulfo: è interpretato da Alfredo Giordano; Galla Placidia, da Deborah Di Francesco; Baltica, da Marianna Esposito; infine, Espera, è interpretata da Giulia Aloia e Francesca Olia.
«Restituire e dare valore ad una figura storica complessa e certo affascinante come Alarico. Raccontare di una Roma amministrata da burocrati e lussuriosi reggenti, ben lontana dai fasti imperiali, legata al destino di un uomo venuto dalle terre germaniche, capace di unire sotto la propria egida popoli oppressi, per dar loro radici e terra, educandoli agli usi e ai costumi della romanità, consacrando la sua stessa vita a questo ideale. A leggere in quest’ottica, Alarico, è un esempio di vera integrazione«.
Così, l’autore e regista di “Alarico – il Musical” Attilio Palermo, immagina e ridefinisce la storia Re Alarico nel musical a lui ispirato, come racconto della vita di un condottiero, spinto dall’ambizione e dal desiderio. Fonti storiche ufficiali e aneddotica, infatti, hanno portato alla luce aspetti meno noti del re visigoto, svelando un uomo tutt’altro che “barbaro”.
«Ho accolto con curiosità la proposta del musical su Alarico – ha commentato il compositore Luigi Morrone. Un compito impegnativo scrivere le musiche di un’intera opera che fosse anche rock, musiche che dovessero “vestire” e “sostenere” testi già scritti. Alarico – il Musical si è presentato come una vera e propria sfida».
Alarico fra mito e mistero
La sepoltura di Alarico, re dei Goti, avvenuta nel 410 d.C. a Cosenza, nel fiume Busento, è uno degli enigmi irrisolti, e per questo ancora più affascinante, della sua storia. E che accadde in terre Bruzie, lo si scrive e racconta da 1600 anni.
Alarico trova la sua forza nel mito. È su questo che poggia l’interesse verso di lui e verso il tesoro con lui sepolto. Questo è il punto di partenza, per accostarsi poi alle vicende umane, in uno spettacolo che, pur con gli adeguati elementi che spostano i personaggi sul piano del romanzato, non si distacca mai dalla autenticità storica riconosciuta.
“Alarico – il Musical” è un’opera pop rock, divisa in due atti nettamente differenti l’uno dall’altro: il primo, dinamico, fondato sull’azione pura; il secondo, molto più introspettivo, struggente. Un’altalena di emozioni che legano a loro volta i personaggi alla storia, ognuno con la propria complessa personalità, ognuno con la propria di storia, gloriosa o drammatica che sia.
Le musiche amplificano il vigore del racconto con l’impronta rock che è forte e prevalente, accanto ad accenni di elettronica e ballad più romantiche nelle scene di maggiore pathos. Note sulle quali le coreografie enfatizzano tutto all’estremo, spostando l’azione su un piano di ulteriore, assoluto coinvolgimento.