Nata a Gimigliano, Carmela Paonessa, in un piccolo paesino in provincia di Catanzaro, è cresciuta dai nonni perchè i genitori vivevano e lavoravano in Piemonte, il padre nelle gallerie e la madre in fabbrica.
Come mai rimane con i nonni?
Desideravo crescere nel mio Paese con le amichette, gli affetti più cari. Ma nel 1968 tornarono in Calabria i miei, perchè mio padre aveva contratto in miniera la silicosi e ormai i suoi polmoni erano irrimediabilmente compromessi. In paese riuscì a realizzare il suo sogno creando un piccolo studio fotografico all’interno della stesa casa di abitazione e diventa cosi il fotografo del paese, e io da bambina lo seguivo e lo aiutavo nei suoi lavori. Purtroppo ci lasciò all’età di 49 anni e un vuoto di cui solo oggi riesco a parlare.
Però le lascia la passione per la fotografia?
Con lui andarono via tutti i miei sogni, in realta, i miei progetti di cui per anni non volevo parlare. Chiusa com’ero in me stessa e pensando a quello che avrei potuto fare e che non ho fatto.
Quando arriva la svolta?
Tre anni fà, riprendendo tra le mani una vecchia scatola di cartone, mi decido ad aprirla forse ero pronta ad affrontare i miei dolorosi ricordi. Essa conteneva centinaia di foto ingiallite, vecchie foto tinte a mano da me e da mio padre. In mezzo a loro ho ritrovato una vecchia pellicola di me bimba poco più di due anni, dove correvo allegramente con i miei cugini e il mio vecchio cane ed era mio padre con il proiettore a riprendermi.
Torna la passione?
Quei ricordi hanno acceso in me un desiderio di riconciliazione con mio padre, un desiderio di confronto ed ho capito, in quel momento che, il distacco non era mai avvenuto. Finalmente il mio dolore era cambiato, ma non svanito del tutto e così con l’aiuto di un’amica artista, Erminia Fioti, decisi di dedicare a mio padre una Mostra fotografica, che si tenne alla Biblioteca Nazionale di Cosenza in un caldo pomeriggio di maggio e la sua presenza, lì, era forte. Decisi di esporre i suoi lavori ed esposi anche alcuni miei scatti e fu allora che incominciai a lavorarci seriamente con passione.
Mi interesso, soprattutto, della “violenza sulle donne” ma anche di catarsi, convinta come sono che dopo il dolore, il conflitto, arriva il periodo catartico, dove elaborare le nostre sofferenze.
Quando arriva il premio Commissione Cultura della Città di Cosenza?
Ho allestito numerose mostre, ed è proprio in una di queste, che i miei lavori hanno suscitato l’interesse della Commissione Cultura Città di Cosenza. Emozionata e felice di ricevere questo conferimento come Artista.
Però è amante anche della cucina…
Mi occupo di cibo, poiché penso che esso sia davvero fondamentale nella nostra vita, da esso prendiamo l’energia per vivere e il cibo è cultura, stimolo, piacere. La cucina è storia, geografia, vita sociale e culturale, lavoro e gratificazione, scienza, arte, salute e peccato. Ho partecipato a varie trasmissioni cucinando in diretta e scrivo di cibo su “Senzafili”, un sito online. Inoltre preparo rosoli con ricette benedettine.
Le mie foto sono anche sul sito di Isabella Rauti Hand off woman. E continuerò a fotografare la vita, gli stati d’animo, il dolore, la sofferenza delle donne. Continuerò a raccontare ma, soprattutto, a raccontarmi attraverso i miei scatti fotografici.
Lucia De Cicco