“I poeti nel loro silenzio fanno ben più rumore di una dorata cupola di stelle”, scriveva così Alda Merini e, oggi più che mai, questa frase risuona potente fra tutte le dicerie e le futilità che ci circondano. I poeti vivono in sordina ma riescono a scatenare un grande caos dentro, un caos che corrode, consuma, divampa e non si spegne mai.
È proprio ciò che è accaduto ieri sera; un’atmosfera prodigiosa, quasi incantata, è calata sulla Sala Consiliare di Rende che ha accolto la seconda edizione del Gran Galà di poesia “Rende in versi”. L’evento, inserito nel cartellone del “Settembre Rendese” e organizzato dall’Associazione Culturale GueCi di Anna Laura Cittadino, è iniziato con un tenero omaggio in ricordo di Francesco Principe, scomparso nel 2008 ma, per tutti, rimasto simbolo emblematico della città rendese; un omaggio sicuramente sentito che ha commosso la sala gremita ma eccessivamente ostentato.
L’associazione, oltre a ringraziare i poeti con un diploma d’onore, ha anche deciso di consegnare due Premi alla Carriera; a Manuela Fragale per l’intensa attività giornalistica e a Mario De Rosa per quella letteraria.
La scena, per tutta la serata, è stata vorticosamente conquistata dai 30 poeti che via via hanno declamato al pubblico poesie dai temi più svariati; l’amore, l’amicizia, la politica che non c’è, il degrado della società, il precariato, le morti bianche. Si è assistito ad un tumulto di emozioni; sorrisi, lacrime, brividi, sensazioni forti scatenate da parole aleatorie ed innocenti; è proprio vero che a volte le parole fanno più male di uno schiaffo perché logorano, ti accarezzano, si appoggiano sulla pelle e poi scavano in profondità fino a giungere al cuore avvolgendolo.
Chi scrive, dunque, è dotato di un sesto senso che permette di vedere il mondo sotto un’altra prospettiva. Gli occhi dei poeti sono aperti e scrutano, osservano, immaginano; hanno la capacità di tradurre ogni brivido, ogni sensazione, ogni sussulto in parole dolci e soavi che noi uomini mortali, ad occhi chiusi, possiamo solo ascoltare in silenzio.
Annabella Muraca