Cosenza – “Non avrei mai voluto fare l’attore, un’intenzione lontana dalle mie ambizioni, ma mi interessava osservare la gente, soprattutto gli occhi della gente. Poi fui tirato a viva forza in uno spettacolo perché uno degli attori della compagnia ebbe un malore e da lì tutto ebbe inizio.”
Chi parla è Totonno Chiappetta, attore di cinema e teatro, cabarettista, poeta, personaggio televisivo di successo e tante altre cose ancora, tra le quali l’essere il continuatore ufficiale dell’epopea di Jugale, uscito dalla penna del nonno Antonio e parzialmente scampato al rogo al quale fu mandato dal regime durante la guerra, grazie al padre Luigi che salvò metà del manoscritto, scrivendo di suo pugno l’altra metà .
A Totonno Chiappetta la Commissione cultura ha voluto dedicare un omaggio-tributo, nell’ambito della rassegna dedicata agli artisti cosentini.
L’audizione di Chiappetta è partita con l’introduzione del Presidente della commissione Claudio Nigro che ha sottolineato il ruolo del popolare attore come ambasciatore della cosentinità in Italia ed anche nel mondo e come antesignano degli spettacoli nella casa circondariale di Cosenza.
Per Frammartino, però, c’è una soddisfazione in più: quella di aver puntato, tra i primi, sull’estro e la comicità di Totonno Chiappetta e per averlo voluto assessore allo spettacolo (era il 1987) in una delle primissime edizioni dell’Estate in città, tenutasi nello scenario naturale della Vecchia villa comunale.
Il segreto del successo di Totonno Chiappetta e la sua qualità di attore sociale, come ama definirsi, si annodano ad una questione genetica. Lo ammette lo stesso attore, orgoglioso di appartenere ai due opposti della scala sociale, padre intellettuale e giornalista e madre appartenente ad una famiglia povera. Luigi Chiappetta, padre di Totonno, vinse un concorso per insegnare nelle scuole, scegliendo come sede il paesino di Carolei; e fu lì, ai margini di un fiume, che incontrò una ragazzina priva di scarpe. Fu coup de foudre e si sposarono. Da quel matrimonio nacque , tra gli altri, Totonno, che oggi si porta dietro i geni di quella commistione di sangue che gli fa maneggiare con cura ogni forma di arte, che lo ha predisposto al contatto con gli ultimi e con le persone in difficoltà. Non si spiegherebbe altrimenti il successo di Totonno Chiappetta quando porta i suoi spettacoli nelle carceri, dove cominciò nel 1987 e dove ha tenuto diversi laboratori teatrali. Il suo prossimo progetto è un disco nel quale canta proprio insieme ai detenuti.
Tra ruoli da protagonista e apparizioni in teatro (come attore quasi feticcio dei lavori di Vincenzo Ziccarelli, da “La casa di pietra” a “Un caso di morte apparente”, a “Cristina ‘a spedesa”) o anche al cinema (si ricordano “Angela come te” di Anna Brasi, il tv movie girato interamente a Cosenza “Uomo contro uomo” di Sergio Sollima, il regista del “Sandokan” televisivo, e ancora “Angeli a Sud” di Massimo Scaglione), Totonno Chiappetta è noto anche per le sue apparizioni televisive in trasmissioni cult dell’etere locale, come “Cataratta” o “Lupi in carrozza” o del panorama nazionale, come “Macao”.
Tra i successi di Chiappetta c’è anche il film del regista calabrese Giuseppe Gagliardi “La vera leggenda di Tony Vilar” in cui Totonno ha avuto un ruolo determinante non solo come attore, ma come ispiratore della pellicola, interpretata anche da Peppe Voltarelli.
Totonno Chiappetta, che nelle Americhe tentò la fortuna prima di far ritorno nella sua Cosenza, si adoperò per far uscire dalla depressione il cugino Tony Vilar, ma senza riuscirvi. Nei credits ufficiali del film questi particolari non sono contenuti, ma Totonno Chiappetta ha in qualche modo suggerito tutta la storia, che narra quella vera di Antonio Ragusa (in arte Tony Livar, cugino di Totonno nella vita), cantautore calabrese emigrato in Argentina in cerca di fortuna; baciato prima dal successo grazie alla canzone “Cuando calienta el sol” e poi condannato al declino a causa della caduta del parrucchino davanti ad una folla di fans osannanti, durante un concerto nella città argentina di Rosario.
Al termine dell’audizione Totonno ringrazia e porta a casa la targa ricordo della commissione cultura.
Prima di andar via non può esimersi dal declamare una delle sue tante poesie. Ha scelto “Festa di piazza” che evoca i profumi e i colori delle feste di paese, ricordando da inguaribile romantico quale è, gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Quegli anni che non tornano più.