Eppure per Musolino tutto era iniziato in maniera banale (ma già tragica) : incolpato e condannato a 21 anni di carcere per un “tentato omicidio” che lui fino alla morte dirà di non aver mai commesso. A partire da questa prima ingiustizia egli finirà travolto nell’ingranaggio di una vicenda molto più grande di lui. Lucido affresco del conflitto Individuo/Storia, Individuo/Società.
Nella versione di Nino Racco troveremo, nella prima parte dello spettacolo, il tentativo di far luce attorno ai motivi per i quali Musolino incappò nella sua ‘ntricata vicenda, poi si passerà alla ricostruzione scenica di alcuni dei delitti compiuti dal brigante per vendicare l’onta e la condanna gettata sulla sua persona, quindi si approderà alla parte finale dove il cantastorie, con l’uso della maschera, cercherà di dar corpo e voce al Musolino in carcere: dopo i sette “teatrali delitti” commessi in Aspromonte il brigante sarà arrestato e condannato a perpetuo ergastolo, vivrà 55 anni tra carcere e manicomio criminale e morirà nel suo letto “psichiatrico” il 26 Gennaio 1956 mentre i carri armati dell’Unione Sovietica si preparavano a invadere l’Ungheria…”.