RENDE (CS) – Potrebbe vivere in Argentina ma anche in Italia, una famiglia che vive oltre il decadimento, uno sfacelo che vive segreto in una casa che li blocca come se fosse la loro prigione, dove ognuno costruisce il proprio spazio all’interno degli spazi condivisi ma inconciliabili, dove le situazioni più assurde diventano un quotidiano “nella norma”, dove la violenza sembra essere naturale mentre il penoso viene ignorato dal resto della famiglia
E’ il caso della famiglia Coleman, un classico del teatro contemporaneo (La omisión de la familia Coleman) che continua a riscuotere successo sui palcoscenici internazionali, scritto e diretto dal regista e drammaturgo argentino Claudio Tolcachir.
Trentasette anni, erede degli artisti militanti della generazione precedente, rispose all’endemica carenza di finanziamenti in campo culturale fondando Timbre4, la compagnia teatrale che porta in scena lo spettacolo. Ed è proprio in questo contesto che nasce la “genealogia” della famiglia Coleman e con essa un vero e proprio caso teatrale. Dal giorno del debutto, avvenuto nel 2005 in quella stessa casa, lo spettacolo ha registrato uno straordinario successo collezionando numerosi riconoscimenti e incantando pubblico e critica di più di 30 paesi nel mondo per giungere nei più importanti teatri europei. Applaudito da 261.040 spettatori, con all’attivo circa 1900 rappresentazioni, di cui 315 realizzate all’estero partecipando ad oltre 50 festival internazionali e visitando 22 paesi.
Tolcachir trascina il pubblico nella sua Buenos Aires. Eppure, in un mondo dove la violenza diventa spesso l’unica forma di comunicazione, esistono la tenerezza e l’affetto. Lo spettacolo di una casa e di chi la abita, presentato in uno spazio scenico che accoglie lo spettatore e lo sommerge, narrando di un’assurda, struggente quotidianità.
<<Il fatto che Timbre4 e il nuovo teatro argentino – racconta Tolcachir – siano nati durante la crisi argentina non è stato calcolato né progettato. Piuttosto, si è trattato di una sorta di reazione istintiva di fronte a quello che ci stava succedendo intorno: un vero disastro, un panorama a dir poco deprimente >>
L’artista insiste molto sui termini artigianali di tutta l’operazione, e del valore che simili condizioni possono rappresentare per il processo creativo.
Tolcachir parte dalla singola individualità per sviluppare un lavoro di puntuale artigianato teatrale. Chiede di concentrarsi sui dettagli più minuti, di interpretare il proprio ruolo per quanto possibile anche fuori dal laboratorio; di immaginare com’era da bambino o come potrebbe essere fra vent’anni.
“Il caso della famiglia Coleman”
A sovraffollare la scena la numerosa e problematica famiglia Coleman, che vive in un piccolo appartamento, una famiglia numerosa e problematica composta da una nonna, una figlia e quattro nipoti dove le regole sono sovvertite: la nonna occupa il posto della madre e la madre si presenta come una bambina immatura che vive nella propria fantasia. Ci sono due gemelli di cui uno riempie il vuoto oscuro di un padre assente. Alla figlia tocca il ruolo della madre ideale visto che è l’unica che lavora e porta i soldi in una casa che sprofonda.
La scenografia è scarna, con un mobilio fatiscente, dove i Coleman trovano vita in tuta e ciabatte.
Ad ogni scena si scopre qualcosa di più sui rapporti e sui vincoli di parentela che governano la vita di questa famiglia. Il centro gravitazionale è nonna Leonarda, che gestisce le nevrosi di sua figlia Memè e dei quattro nipoti. Nel momento in cui la nonna viene ricoverata in ospedale per un malore, la famiglia è costretta ad uscire dal guscio del proprio salotto e a presentarsi al mondo ed Edoardo, il dottore che ha in cura la nonna, cerca di fare chiarezza sullo stato di anomalia che presentano i Coleman.
Tolcachir scava a fondo nel paradosso dei rapporti umani, tenendosi in equilibrio tra disperazione e leggerezza. I Coleman sono un caso sociale e psichiatrico debordante; rinchiusi in tale claustrofobia non riescono a non odiarsi ma neppure a separarsi, con una interpretazione di attori straordinariamente bravi. Personaggi al limite, situazioni assurde, dialoghi schizofrenici in lingua originale sopratitolati.
Con questo spettacolo il teatro Auditorium dell’Unical inaugura la sua stagione…siamo curiosi di vedere quali altre sorprese ci riserva.