RENDE (CS) – Ieri sera il Teatro Auditorium dell’Università della Calabria ha ospitato una delle più straordinarie icone del cinema italiano e internazionale, Lina Wertmüller con un recital dal nome “Un’allegra fin de siécle”, anteprima nazionale all’interno della rassegna teatrale di ArtTau – arti assolutamente urgenti, a cura del Cams e del Dipartimento di Studi Umanistici.
Uno spettacolo scritto, diretto e interpretato dalla stessa Lina Wertmüller che diventa un viaggio fatto di riflessioni e di note attraverso quegli eventi che hanno più drammaticamente segnato il secolo appena trascorso. Parole critiche, ragionamenti pungenti, obiezioni ironiche accompagnate dal pianoforte di Andrea Bianchi e dalla voce di Nicoletta Della Corte.
Seduta su una struttura irregolare che sembra segnare il passaggio da un avvenimento a un altro si presenta a piedi nudi, vestita di nero, in evidenza i suoi inconfondibili occhiali bianchi, ma ogni dettaglio scompare quando la sua voce roca, con il tono dissacrante che da sempre la contraddistingue, comincia a graffiare nelle barbarie, nelle atrocità di un mondo che di umano ha ben poco o forse troppo.
Stalin, Mussolini, Hitler, Bin Laden ma anche Marx, Freud e Einsten e tutte le loro contraddizioni e le loro errate interpretazioni, un insieme di storie che hanno sancito equilibri, circostanziato contorni, un insieme di storie che hanno fatto la Storia quella vera e che la regista ci racconta. Con tono sferzante ci riporta indietro nel tempo all’interno delle feroci dittature, nelle profondità di conflitti ancestrali, prova a farci sentire sulla pelle le torture, quelle più bestiali ed ecco che allora ogni tanto scappa un sorriso anche se dalla lingua l’amaro non va comunque via , ci si ferma a pensare e quando questo irrimediabilmente succede non resta molto altro che piangere.
Quello che ne esce fuori è un insieme di realtà in continua oscillazione tra il bene e il male, un mosaico dalle tessere scurissime che nel finale sfumano verso le tonalità più luminose e nitide della speranza grazie alle storie di due bambini che nonostante tutto ci ricordano che non sarà perdere una guerra la vera sconfitta ma quella di smettere di sognare un mondo migliore.
Gaia Santolla