La prima mostra personale in Italia dell’artista berlinese Shawnette Poe, a cura di Giovanni Viveconte, s’inserisce nell’ambito della XXV edizione del Festival Euromediterraneo, che la cittadina di Altomonte propone durante le manifestazioni estive.
Questo spazio dedicato alle arti visive – aperto dall’8 agosto al 16 settembre – come nelle precedenti edizioni mira alla promozione di alcuni artisti, che si distinguono in un innovativo lavoro di ricerca, sperimentazione del linguaggio espressivo contemporaneo. Inoltre, ha lo scopo di valorizzare il patrimonio architettonico ed urbanistico nel quale s’inserisce. L’obbiettivo della mostra è quello di creare attraverso l’ideazione di opere site-specifc (pitture, installazioni e videoinstallazioni), una relazione tra arte e pubblico, ma soprattutto intende stabilire un dialogo continuo e di attinenza con l’affascinante e misterioso spazio architettonico del Convento dei Domenicani – uno spazio ricco di testimonianze del passato, contenitore d’antiche e preziose opere, che come quelle d’oggi sono testimonianze della storia e delle emozioni dell’uomo, anche se ciò, viene espresso con linguaggi e metodi diversi da quelli tradizionali.
Anche gli spazi raffigurati da Shawnette Poe, nelle sue tele (installate negli spazi seminterrati del Convento) evocano sensazioni di mistero e di attesa. Infatti, se si osserva l’ambiente scuro delle sue ambientazioni si comprende che lo spazio non è un luogo individuabile, ma un posto fatto di tensione dove il tempo si ferma e allontana da ogni contesto esistente. Opere quelle della Poe, che fotografano esseri fluttuanti in un’atmosfera tra il reale e l’irreale e vivono in un insolito equilibrio con l’ambiente che li circonda. È una strana sensazione che “avvolge” e rimane incollata addosso, come quando si resta coinvolti dalla scena di un film. Tutto ciò, provoca inquietudine-curiosità e spinge il fruitore ad assistere a questo ‘viaggio’ in spazi chimerici e puliti, fatti da luoghi mentali e abitati da semplici creature, che utilizzano spesso oggetti immaginari e appartenenti ad una realtà altra.
La stessa tensione e atmosfera si avverte anche nell’installazioni ambientali e nelle videoproiezioni, che la Poe presenterà per la prima volta ad Altomonte. Lavori questi dell’artista berlinese, che rappresentano una trasfigurazione di spazi emozionali in oggetti tangibili, in cui emerge l’interesse per il fluire della vita attraverso i propri filtri associativi e intellettuali. Le installazioni composte anche da oggetti tridimensionali “impossibili” che come schizzi usciti dalle sue tele dipinte, si materializzano nella realtà determinando un’affascinante rapporto tra l’azione pittorica “bidimensionale” e lo spazio tridimensionale della struttura conventuale che li accoglie.
Anche il video “washing room n° 0”, 2012 (in mostra per la prima volta ad Altomonte), esibisce una tensione tra l’artista, l’oggetto e il processo di identificazione del proprio corpo. Un lavoro, dove l’artista mette in relazione la materia e attraverso l’azione continua dello strofinare e del detergere la Poe cerca di cancellare l’essenza oscura della “propria immagine”. Inoltre, l’artista riflette sul concetto di percezione che la donna ha del corpo in una società fatta di stereotipi e di simboli.