COSENZA – 25 strumenti di particolare pregio, 15 dei quali appartenenti al Consorzio Liutai “Antonio Stradivari” di Cremona ed altri 10 usciti dalla Bottega De Bonis di Bisignano: una vera e propria dinastia, il cui capostipite fu Vincenzo I, nato nel 1780, il più antico costruttore di chitarre della famiglia. Il connubio tra le due scuole di liuteria, la cremonese e la bisignanese, si celebra in questi giorni nella Sala “Quintieri” del Teatro Rendano, grazie a una interessantissima mostra, dal titolo “Il Mito di Stradivari e la liuteria italiana” che il direttore artistico del teatro di tradizione cosentino Lorenzo Parisi ha inserito come significativo appuntamento collaterale della stagione lirico-sinfonica in corso. La mostra è stata inaugurata il 3 dicembre alla presenza dell’Assessore al Teatro Rosaria Succurro e del Direttore artistico del Rendano Lorenzo Parisi. «La prestigiosa esposizione – ha sottolineato la Succurro – mette a confronto, in una interessante e piacevole coabitazione, due antichissime tradizioni della liuteria italiana. Se la liuteria cremonese ha una storia solida e foriera di un lungo e luminoso percorso, ricco di successi e riconoscimenti anche internazionali, soprattutto per i violini e gli altri strumenti ad arco, la scuola cosentino-bisignanese non è da meno, anche alla luce del fatto che importanti musicisti del nostro tempo hanno commissionato alla famiglia De Bonis alcuni degli strumenti con i quali hanno affrontato anche le più prestigiose sale da concerto nel mondo». La mostra resterà aperta fino a sabato 6 dicembre, dalle 9:30 alle 13:00 e dalle 16:30 alle 20:30. All’inaugurazione di questa mattina hanno presenziato anche il maestro Stefano Conia “il giovane”, esponente di una famiglia di liutai cremonesi, di origini ungheresi, e Rosalba De Bonis, ultima discendente della famiglia De Bonis di Bisignano. Nella mostra del Rendano oltre ai violini, alle viole e ai violoncelli presenti anche degli accessori ed una sezione dedicata all’editoria specializzata, altra branca del Consorzio che si occupa di fornire, inoltre, assistenza e competenza tecnica al Museo del violino “Stradivari” di Cremona. «I nostri strumenti – dice Conia – non hanno nulla da invidiare a quelli più antichi . I grandi violinisti preferiscono possedere e suonare gli strumenti dei grandi maestri del passato, perché suonare uno strumento del passato, uno Stradivari o un Amati o un Guarneri, fa molto più effetto e migliora l’immagine. Noi lavoriamo per molti professionisti internazionali. La nostra sfida è proprio quella di far capire ai grandi violinisti che i nostri strumenti non hanno nulla da invidiare a quelli del passato. Esistono Fondazioni o collezioni private che danno la possibilità ai violinisti di un certo calibro di suonare strumenti antichissimi ed anche di un certo livello e costo. C’è un mercato anche degli Stradivari. Ci vogliono dei soldi. Molti accendono anche un mutuo per comprarseli. Le Fondazioni danno solitamente in comodato gratuito alcuni strumenti pregiati che altrimenti costerebbero tantissimo».
Home Cultura&Spettacolo L’Assessore Succurro inaugura al Rendano la mostra “Il Mito di Stradivari e...