Cosenza, 1975. Due associazioni culturali, “Play Centro” e “Collettivo Teatrale di Sperimentazione”, decidono che è arrivato il momento di estendere la loro esperienza socio- culturale ad un circolo di interessati più ampio, operando quindi una sorta di “fusione”. Nasce il Centro RAT (Ricerche Audiovisive e Teatrali) che il 31 agosto del 1976 si trasformerà in Cooperativa. Il successo è immediato, più che una semplice cooperativa o associazione, infatti, si evolve immediatamente in una sorta di movimento d’avanguardia a caratteri internazionali. Riescono a contattare il Living Theatre (famosissima compagnia teatrale sperimentale, di accentuata ideologia anarco-pacifista, fondata a New York nel 1947 e tutt’ora attiva, n.d.r.) arriva a Cosenza il folto gruppo degli attori guidati come sempre da Judith Malina e Julian Beck; insieme occupano l’ex sede del Municipio con l’intento di trasformarlo nel Centro Culturale Polivalente (Progetto di Contaminazione Urbana). Geniali, poiché a distanza di trent’anni l’ex sede del Municipio di Cosenza è ora nota con il nome di Casa delle Culture. Intanto nella cooperativa si sente il bisogno di stabilità, gli attori del Centro RAT iniziano a capire l’importanza del coinvolgimento popolare, la loro evoluzione continua sulla strada di un “teatro di comunità” e si inizia a cercare uno spazio adatto a quest’idea. In quegli anni andava molto di moda il concetto di Circo&Teatro e la Cooperativa acquista un tendone da circo; si rinomineranno “La Tenda di Giangurgolo”. Il carattere circense della sede inevitabilmente modifica la struttura stessa degli spettacoli rappresentati e il coinvolgimento è massimo come i consensi. Fin dal primo anno, infatti, la Cooperativa beneficia dei contributi Ministeriali. Nel 1979, a seguito di una tromba d’aria, la Tenda viene distrutta e gli attori sono nuovamente senza una sede. Il futuro degli artisti li vede immersi in una lunga tournèe di due anni in giro per l’Italia fino a quando nel 1981 viene inaugurato il Teatro dell’Acquario con sede nell’attuale stabile di via Galluppi, al tempo in degrado e malmesso , completamente restaurato a spese (e fatica) proprie. Il resto della storia è semplicemente riassumibile in Trentadue anni di stagioni teatrali di successo e in un susseguirsi di presenze che hanno fatto la storia del teatro contemporaneo italiano ed internazionale .
I recenti avvenimenti che sembra stiano portando alla definitiva chiusura del Teatro dell’Acquario, sono la conseguenza di una richiesta d’aiuto poco ascoltata. Il 26 aprile del 1995 venne resa operativa la legge Regionale N. 27 che determinava il riconoscimento del centro RAT. Undici articoli che esplicano i diritti e i doveri del centro. La legge venne scritta proprio dai soci fondatori della Cooperativa per garantire una tutela dei loro sforzi fino a quel momento inesistente. Bisognerà aspettare la Legge Regionale N.3 del 2004 (che regolamenta il teatro in Calabria) per un effettivo riconoscimento dei diritti e doveri. Il 5 ottobre 2011 viene inviato all’attenzione del Dipartimento 11 (settore cultura) della Regione Calabria, un resoconto dettagliato sull’assegnazione dei contributi per il centro RAT chiedendo esplicitamente di fare attenzione ai tagli sull’erogazione dei finanziamenti della legge N.3 del 2004 negli anni che vanno dal 2008 al 2011.
“Il dato oggettivamente sconcertante è che per la stagione 2010 il Centro Rat, nonostante abbia prodotto un volume costante di attività, abbia subito un taglio del 45% dei fondi regionali e lo abbia, peggio, scoperto a settembre 2011 […] Ciò ha comportato un indebitamento insostenibile al quale necessariamente va trovato un rimedio nell’assegnazione dei finanziamenti del 2011 considerando il recupero di quanto sottratto per il 2010 […] in caso contrario, una simile riduzione farà collassare le attività in corso con tutto ciò che ne consegue”, scrive Carlo Antonante Bugliari in qualità di Amministratore delegato della Cooperativa Centro Rat nel resoconto inviato al settore cultura della Regione Calabria nell’ottobre 2011.
Dal primo febbraio 2013, data in cui si è resa pubblica la criticità del Teatro dell’Acquario ad oggi, sono stati inviati migliaia di testimonianze di solidarietà, stima e simpatia da parte di tutto il teatro nazionale ed intenazionale e da i frequentatori /spettatori e semplici cittadini. A grandi linee, questo è ciò che è successo in queste ultime settimane. Gli enti si stanno muovendo e con la paura che sia forse troppo tardi, domandiamo: ”Cosa serve per risolvere questa situazione?” a rispondere è Dora Ricca, socia fondatrice del Centro Rat: “ basta solo un po’ di buona volontà ed una scelta politica chiare giusta e lungimirante.
Al di la delle semplicistiche frasi da opinionista è doveroso ricordare che salvare la cultura e le arti è l’ultimo baluardo in difesa dell’annientamento sociale che questa crisi globale sta provocando.
Il teatro sta tuttora vivendo la sua crisi più profonda nel luogo in cui è nato, la Grecia. Ed è proprio da li che arriva direttamente a noi, sua antica colonia e portavoce dei suoi magnifici retaggi, la testimonianza di Panos Skourouliakos, attore, regista e direttore del Teatro del Pireo che ricorda la valenza vitale della scena teatrale: “La gente viene a teatro per addolcire un istante della vita e trovare coraggio. Sotto l’occupazione tedesca (1940-44), malgrado la miseria e la censura, i teatri erano pieni. Sotto la giunta dei Colonnelli (1967-74) pure. Oggi, anche se i negozi, le imprese, le fabbriche chiudono, dei luoghi nuovi, nuovi crogioli del teatro nascono […]L’impoverimento è generale: i teatri sovvenzionati si associano al privato per sopravvivere, in provincia non ci sono più teatri, ma gli attori reagiscono, come Ulisse, fanno prova di “meticcio”, d’intelligenza e astuzia. Diventano produttori, formano delle cooperative, definiscono il teatro della crisi. Cercano luoghi alternativi, recitano nei bar dove la consumazione diventa il biglietto, ma anche negli atelier, nelle boutiques, dalla panetteria alla galleria d’arte, passando per i garage, i depositi e le entrate dei palazzi. Le compagnie collaborano e condividono i magri incassi… Per quelli che preferiscono rimanere a casa, la crisi ci ha fatto inventare “il teatro a domicilio”.
Da sempre il teatro è stato paragonato ad un organismo vivente in costante evoluzione ed è questa la sua peculiarità, la sua bellezza, la sua forza. L’estrema capacità di adattarsi farà abbattere ogni muro anche perché, parafrasando una splendida pubblicità del Teatro dell’Acquario: “ ci sono, e ci saranno sempre sei buoni motivi per andare all’Acquario”.
Oscar Mari