Si è tenuto ieri il penultimo degli incontri dell’evento letterario organizzato dall’amministrazione comunale di San Giovanni in Fiore, “Libri Liberi in montagna”, dedicato alla presentazione e al dibattito socio-culturale e librario. Ad ospitare l’evento, dedicato al libro Toghe rosso sangue di Paride Leporace, un’accogliente piazzetta del centro storico del borgo silano.
Presenti al dibattito, assieme al direttore del Quotidiano della Basilicata, l’editore, Franco Arcidiaco di Città del Sole edizioni, il sindaco del Comune di San Giovanni Antonio Barile, l’assessore Giovanni Iaquinta e il giornalista e scrittore Emiliano Morrone che ha moderato gli interventi. Avrebbe dovuto prendere parte alla serata anche l’assessore regionale Mario Caligiuri, assente, perché trattenuto da impegni di natura istituzionale.
In occasione dal ventennale della strage di via D’Amelio e oggi che si accende il dibattito attorno conflitto di attribuzione dei poteri dello Stato, cui si legano le spinose questioni come quella della trattativa Stato – mafia di cui il giudice Borsellino avrebbe pagato il prezzo, sembra essere più che mai attuale. Il libro ripercorre le vicende di ventisette personaggi che si sono spesi per la rettitudine e il rispetto della legge, pagandone le conseguenze con la loro stessa vita. Racconta, tra le altre, le storie di Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e della compagna di quest’ultimo, il magistrato Francesca Morvillo; narra le vicende nel corso delle quali perse la vita il giudice Antonino Scopelliti e ricorda Paolo Adinolfi, sparito nel 1994 e mai più ritrovato. Nel raccontare queste tragiche circostanze, delinea la figura del difensore della legge come forse oggi non esiste più, offrendo diversi spunti di riflessione sull’attuale lavoro svolto dalla magistratura e sul concetto stesso di legalità; temi che nel corso della manifestazione di San Giovanni in Fiore sono stati legati alla percezione e partecipazione, all’impegno civile, nonché all’apporto delle istituzioni e della stampa alla tutela della giustizia, accendendo un intenso dibattito che ha via via attirato l’attenzione di un numero sempre crescente di ascoltatori.
Introdotto da Emiliano Morrone, il dibattito è proseguito con l’intervento dell’assessore Iaquinta che ha portato i saluti degli assenti, gli assessori Caligiuri e Magarò e introdotto i temi del libro protagonista della serata, ponendo l’accento sul tema della legalità e sull’importanza del lavoro della magistratura.
E’ seguito l’intervento dell’editore della Città del sole, Franco Arcidiaco, che ha voluto ricordare il singolare iter editoriale di questo libro: pubblicato nella prima edizione dal quarto grande editore nazionale, la Newton Compton, è passato nella seconda edizione, al marchio di una casa editrice locale – che, ricordiamo, sempre protesa verso temi di impegno civile –, compiendo dunque un percorso editoriale “inverso”. Arcidiaco ha inoltre posto l’accento sulla necessità delle istituzioni di fare da supporto all’attività editoriale, coadiuvando il lavoro dell’editore nella diffusione di contenuti e saperi in un territorio difficile come quello calabrese.
Successivamente, l’intervento del sindaco Barile, di recente vittima assieme alla sua stessa famiglia di atti intimidatori, che ha lanciato un accorato appello alla partecipazione da parte della comunità a sostegno della legalità e dunque della civiltà. Testimonianza la sua, che si è a tratti rivelata anche una denuncia nei confronti della stampa, non sempre presente e attiva nel coinvolgere l’opinione pubblica mettendola al corrente di fatti lesivi dei beni e delle attività di interesse collettivo.
Paride Leporace ha chiuso la serie degli interventi prima del dibattito che ha coinvolto anche il pubblico presente; avendola vissuta da cronista sul campo, Leporace ha raccontato il proprio legame con la comunità di San Giovanni in Fiore, ringraziando l’amministrazione comunale per l’invito e l’editore per il suo impegno editoriale nel Mezzogiorno. Il direttore del Quotidiano della Basilicata ha proseguito poi raccontando i perché del suo lavoro per questo libro, facendo cenno ad alcune delle tragiche storie in esso contenute e allo scopo di portarne alla luce le verità, anche quelle troppo spesso negate, per renderle note a tutti, con l’intento di stimolare l’interesse del singolo cittadino ma soprattutto omaggiare questi uomini “giusti” esempio di dovere civile. E’ importante non dimenticare il lavoro di chi ha lottato pagando con la propria stessa vita per il bene della comunità, raccontarne le vicende proiettandone l’insegnamento nel quotidiano; perché, con le parole dello stesso Leporace “i morti vanno ricordati da vivi e forse dei vivi dovremmo parlare come morti”. I magistrati caduti per mano armata, rivivono nella memoria e nell’impegno di chi intende ricordarli, ma anche nella volontà e nel lavoro della comunità a portare avanti questa memoria traendone esempio.
Molto partecipato, il dibattito è proseguito con diversi interventi dei presenti, cittadini di San Giovanni e non, che si sono fatti essi stessi portavoce di quella partecipazione e impegno di cui tanto si è parlato sin dall’apertura.
G M.Russo