RENDE (CS) – Un oscuro omicidio, un’indagine che travolge il lettore tra storia, mitologia e attualità. Un docente universitario, sulle tracce del mitico re visigoto Alarico, viene assassinato brutalmente. Le tracce porteranno il commissario Giannitteri di fronte a una realtà fatta di indizi, sospetti, e un antico tesoro mai ritrovato.
L’esca di Alarico (232 pagine, Falco Editore) è un romanzo mozzafiato, che l’autore, Giulio Bruno, presenterà mercoledì 25 febbraio, alle 18, nella Tea Room della Torteria da Polly Dì, a Rende, nell’ambito della rassegna quindicinale “Mercoledì d’autore”. A condurre la serata, sarà il giornalista Carlo Minervini.
Il romanzo.
A Cosenza la stagione invernale sembra essere iniziata in anticipo. Ai primi di novembre, piove e fa freddo come se fosse gennaio, e il cielo è sempre grigio. L’atmosfera, meteorologicamente cupa e resa ancora più opprimente dalla imperversante crisi economica, diventa “gelida” e tetra quando un bambino di otto anni, figlio di un industriale della zona, viene rapito dopo una lezione di catechismo. La notizia ha l’effetto di una grandinata sul morale di Luca Giannitteri che, nella sua tutt’altro che lunga esperienza da commissario, non si è mai trovato a gestire le indagini su un sequestro di persona. Non a caso, il solerte questore Lucenti gli comunica che a condurre le operazioni sarà un collega milanese esperto in rapimenti al quale «dovrà essere garantita massima collaborazione». E così, mentre il nuovo arrivato Aldebrandi inizia a pianificare le attività di ricerca del bambino, Giannitteri e il suo vice Bernacci si ritrovano coinvolti nell’omicidio di un giovane commercialista, anch’egli inizialmente, seppur per qualche ora, dato per scomparso. Tra indizi veri e presunti, piste attendibili e clamorosi abbagli, un terzo caso di smarrimento mette a dura prova i nervi del commissario. Si tratta di un professore di Archeologia dell’Università della Calabria, uno dei maggiori esperti su Alarico, il re Visigoto la cui leggenda narra sia stato seppellito insieme al suo tesoro, nel 410 d.c., proprio nella città bruzia alla confluenza tra i fiumi Crati e Busento. La situazione investigativa, sui diversi fronti aperti, registra quello che in gergo si definisce fase di “stallo”, tra improvvise accelerazioni e successive brusche frenate. In più, come se non bastasse, altre ambigue situazioni contribuiscono a generare confusione e sfiducia. Diluvia su Cosenza e sul commissario Giannitteri. A dargli manforte sarà pure stavolta l’amico Federico Marcillei, bancario di professione ma da sempre appassionato di letteratura noir. Anche perché, tra codici indecifrabili e misteriosi “graffiti” multimediali, Giannitteri e Bernacci non sanno più dove sbattere la testa. E siccome tutto sembra congiurare contro e nulla appare come dovrebbe essere, le “casuali” intuizioni di Marcillei si riveleranno quando mai provvidenziali. Ma saranno tutte esatte?