“Libri a Palazzo”, caleidoscopico “Liberandisdòmini”di Pantaleone Sergi

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MENDICINO (CS)- Una rassegna culturale che ormai è un’abitudine. Un luogo sempre più bello ed ospitale è stato il palcoscenico di un inedito Pantaleone Sergi che si è messo a nudo di fronte ad un sempre più nutrito e partecipe pubblico accorso al secondo incontro della rassegna culturale “Libri a Palazzo”. Scrittore,saggista e giornalista, Pantaleone Sergi ha presentato il romanzo d’esordio “Liberandisdòmini”. «Sergi ritorna dopo aver vestito i panni del relatore  del libro “La mia Rai” di Santi Trimboli- esordisce Antonietta Cozza in veste di moderatrice-». Il romanzo caleidoscopico di uno scrittore non improvvisato, un titolo musicale che ricorda la formula latina “libera nos a Domine” e fa parte di un progetto in quattro tempi. Parte da Mambrici, luogo del cuore e dell’anima, il viaggio delle anime colorate sapientemente tratteggiate dalla scrittura di Sergi. Mambrice, luogo di fantasia magico e disperato in cui quotidianità e mito si fondono, un luogo avulso, retrovia della civiltà, ignoto al tempo, dove può succedere di tutto, un tutto che può rivelarsi nulla. «Quando Pantaleone mi ha detto di aver scritto un romanzo- annuncia Santi Trimboli- non gli ho dato molto credito, ho pensato alla vis poetica che colpisce nell’adolescenza e ci porta a scrivere poesie d’amore. Dopo aver letto il libro, la rivelazione è stata folgorante. Pantaleone è uno scrittore scrupoloso che assembla l’atmosfera magica del “Gattopardo” a quella struggente di “Cent’anni di solitudine”». Il vaiolo, la siccità, la carestia, la sommossa popolare, l’escalation della camorra e infine il terremoto del 1905 che cancella Mambrice dalla mappa della fantasia. La ricerca minuziosa, il  mix di dialetti e di parole in libertà, termini inventati e razziati, parossismo solidale e fatti scabrosi si intrecciano, si mescolano, «Un intreccio composito, non etichettabile, qualcosa che va al di là delle formule- dice il critico letterario Alberico Guarnieri-». Un mondo di miseria e nobiltà in cui il nobilume si riunisce nella farmacia del paese, un paese sospeso, ignaro alle logiche del tempo e dello spazio, il palcoscenico di anime tra magia  e nobiltà in cui un telegramma è sinonimo di sventura. «Questo romanzo è un vero e proprio saccheggio- dice l’autore- Ho saccheggiato frasi e modi di dire, ho fatto ricorso ai giornali del tempo per controllare la lingua che si parlava». Anni di lacrime e sudore  hanno partorito un testo da gustare dall’inizio alla fine, non ci resta che attendere il prossimo volume.

Rita Pellicori

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