Lamezia Terme – Grande attesa a Lamezia per lo spettacolo di Lina Sastri, eclettica artista napoletana che venerdì 19 febbraio alle ore 20.45 porterà sul palco del Teatro Grandinetti “La Lupa” di Giovanni Verga. Un nuovo e importante appuntamento della rassegna “Vacantiandu – Città di Lamezia Terme”, diretta da Nicola Morelli, Walter Vasta e Sasà Palumbo, che quest’anno ha offerto al numeroso pubblico spettacolo di grandissima qualità. Insieme a Lina Sastri, considerata l’erede di Anna Magnani, sul placo ci sarà anche Giuseppe Zeno, in una commedia targata Guglielmo Ferro.
Da un punto di vista drammaturgico la figura della Lupa, che era già una figura femminile di rottura nella produzione verghiana, risuona oggi di grande attualità come ogni personaggio archetipo della letteratura. Gnà Pina ha un fascino e una forza che emergono con grande facilità dal testo, consentendo un lavoro di riscrittura stimolante e creativo. È lei oggi, fuori dalla Sicilia di Verga, una figura distruggente, che non ha nessuna attenuante né psicologica né storico-sociale. La Lupa è radicalmente feroce. Il suo fascino è esercitato su tutti coloro che le stanno vicino senza pietà, come un maleficio che porta sofferenza, dipendenza e morte. Il linguaggio poetico, fatto di canto e giochi di parole, che Gnà Pina utilizza per sedurre Nanni o quello crudo, violento, subdolo per sottomettere la figlia hanno in questa versione il ritmo adamantino di un sortilegio verbale.
La prosa è volutamente contemporanea nella scelta del lessico pur rimanendo ancorata all’impianto linguistico verghiano. Solo grazie alla presenza di Lina Sastri, una delle poche attrici in grado di sostenere un ruolo così complesso, in cui l’interprete deve interrogare gli strati più profondi della sua anima, si è potuto realizzare il progetto “Lupa”. In quest’ottica drammaturgica la messinscena si gioca tutta su un’alternanza di luce e ombra, di sole e luna, che non è però dicotomia bene/male quanto piuttosto una scansione naturale della vita bestiale ruota intorno a La Lupa.
Da un punto di vista drammaturgico la figura della Lupa, che era già una figura femminile di rottura nella produzione verghiana, risuona oggi di grande attualità come ogni personaggio archetipo della letteratura. Gnà Pina ha un fascino e una forza che emergono con grande facilità dal testo, consentendo un lavoro di riscrittura stimolante e creativo. È lei oggi, fuori dalla Sicilia di Verga, una figura distruggente, che non ha nessuna attenuante né psicologica né storico-sociale. La Lupa è radicalmente feroce. Il suo fascino è esercitato su tutti coloro che le stanno vicino senza pietà, come un maleficio che porta sofferenza, dipendenza e morte. Il linguaggio poetico, fatto di canto e giochi di parole, che Gnà Pina utilizza per sedurre Nanni o quello crudo, violento, subdolo per sottomettere la figlia hanno in questa versione il ritmo adamantino di un sortilegio verbale.
La prosa è volutamente contemporanea nella scelta del lessico pur rimanendo ancorata all’impianto linguistico verghiano. Solo grazie alla presenza di Lina Sastri, una delle poche attrici in grado di sostenere un ruolo così complesso, in cui l’interprete deve interrogare gli strati più profondi della sua anima, si è potuto realizzare il progetto “Lupa”. In quest’ottica drammaturgica la messinscena si gioca tutta su un’alternanza di luce e ombra, di sole e luna, che non è però dicotomia bene/male quanto piuttosto una scansione naturale della vita bestiale ruota intorno a La Lupa.
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