L’India raccontata dalle parole e dagli occhi di Jessica Lopez

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COSENZA – Solo 128 pagine per raccontare un altro mondo, vicino e lontano, un’altra filosofia di vita nella quale cultura e religione si fondono fino a non distinguersi , una terra dalla bellezza misteriosa custode di un segreto che è rimasto tale da oltre 5000 anni, un luogo che è un non luogo in cui acquisisci identità sempre nuove e provvisorie.
Questo è quello che fa la filmaker cosentina Jessica Lopez nel suo saggio Passaggio nell’India dravidica edito da Falco Editore, presentato ieri alla Casa delle culture di Cosenza.

Si addentra nella filosofia induista mettendosi continuamente in discussione, abbandonando ogni sua abitudine e interiorizzando i paesaggi del Sud dell’India di oggi ci racconta la città, i templi, gli dei e i sacrifici che convinvono in un’armoniosa contraddizione al profumo di cannella.
Prendendoci quasi a braccetto ci conduce nella maestosità dei templi, ci fa diventare spettatori privilegiati dei rituali religiosi, ci fa sentire l’odore forte delle spezie riuscendo a penetrare in quelle che sono le difese, molto spesso degenerate in pregiudizi, occidentali.
La sua diventa una scrittura visiva con la quale riesce a narrare e a farci vedere contemporaneamente meditazione e rumori caotici, progresso e povertà, miseria e beatitudine.

Durante la presentazione sono stati proiettati anche alcuni documentari realizzati sempre dall’autrice , “Il cibo degli Dei” 16 minuti – India 2010), “Il sorriso dei beati” (27 minuti.- India 2008), “Il gusto superiore” (29 minuti – Francia 2007), la telecamera sostituisce la penna, le immagini le parole, ma il risultato è sempre unico. Le immagini scorrono alcune lente altre più veloci, gli enormi occhi dei bambini, il fascino innato delle donne rese ancora più belle dal trucco che è qualcosa di molto più profondo del semplice concetto estetico infatti designa un completamento, la muta saggezza degli anziani, ma ancora i colori, la molteplicità delle figure divine con più volti e diverse braccia che diventa un’immagine quasi consolatoria visto che il nostro di dio continuiamo ad ucciderlo senza pietà.

Trascinandoci in una dimensione quasi estatica Jessica Lopez è riuscita a mostrarci un’India splendida e misera, un fiore di loto che pur affondando le sue radici nel fango esprime nel suo dischiudersi la bellezza della promessa spirituale.

Gaia Santolla

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