Il teatro A.Rendano cede le sue “tavole” a culture nuove e poco esplorate; culture che ammaliano ma, nello stesso tempo, lasciano interdetti per la diversità con cui vengono messe in scena le rappresentazioni teatrali, distanti anni luce da quelle occidentali.
Ieri sera, infatti, il teatro ha aperto le porte alla nota compagnia nazionale “Opera di Pechino” che ha portato una ventata di novità nella città dei Bruzi grazie, soprattutto, all’intenso lavoro dell’amministrazione comunale che è riuscita ad accaparrarsi ben due date della tournée, le uniche previste in Calabria.
Una compagnia di “tutto fare” quella dell’Opera di Pechino, non solo semplici attori ma soprattutto mimi, ballerini, ginnasti, cantanti che hanno intrattenuto il pubblico con acrobazie, arti marziali e lotte buffe e non efferate. Poche le parti recitate perché, nel teatro cinese, ciò che conferisce significato alla rappresentazione non è tanto la parola quanto le movenze del corpo e la capacità di riempire la scena senza aver bisogno di alcun materiale scenico.
Le azioni infatti, accompagnate da un sottofondo musicale che sottolinea il carattere orientale dell’opera, vengono semplicemente mimate con gesti eccessivi e simbolici che permettono allo spettatore di comprendere le intenzioni dei personaggi. Gli attori hanno acquisito fasto e solennità grazie agli abiti sontuosi e regali; al trucco raffinato che, in base alle varie sfumature, definisce il ruolo del personaggio e alle maschere tradizionali.
Interessante scambio culturale, dunque, amplificato dall’incontro, avvenuto alla fine della prima parte dello spettacolo, tra il Presidente dell’Opera di Pechino e il Sindaco di Cosenza Mario Occhiuto che, come tradizione vuole, hanno affisso insieme la locandina dello spettacolo affiancandola a tutte le altre che hanno fatto la storia del teatro Rendano.
Tra i tanti spettatori accorsi anche molte presenze illustri; il Rettore dell’Università della Calabria Giovanni Latorre e il Sindaco di Rende Vittorio Cavalcanti.
Ieri sera si è dunque lasciato il posto alla cultura cinese che, a detta di qualcuno, necessita di un accurato studio e di un’intensa metabolizzazione prima di esprimere qualsiasi tipo di opinione. Si arriva alla fine dello spettacolo meravigliati, storditi, sbalorditi e, per evitare valutazioni affrettate, bisogna attuare una sorta di epoché, una sospensione del giudizio che ci permette di lasciar sbollire qualsiasi tipo di impressione e perplessità eccessivamente prematura.
L’Opera di Pechino replica martedì 25 settembre alle ore 20.45, sempre al teatro A. Rendano.
Annabella Muraca