LAMEZIA TERME – Il suggestivo incontro che si è tenuto venerdì sera presso Palazzo Nicotera, a Lamezia Terme, ha avuto tutto il sapore della scoperta, di quel desiderio di conoscere con mano il mondo e le sue molteplici espressioni che hanno i bambini e che poi purtroppo la crescita e la maturità lavorano insieme per assopire. Ma il collettivo Manifest., che di fatto nasce dall’unione di due parole latine, manus e fest, e significa etimologicamente ‘toccare con mano’, lavora in maniera costante per tentare di riportare a galla tale innata pulsione alla conoscenza e l’evento di ieri sera s’inserisce proprio in questo cammino di consapevolezza. In collaborazione con il Sistema Bibliotecario Lametino, il collettivo ha allestito con meticolosa attenzione la presentazione del volume ‘Le acrobazie del baco’, nuovo romanzo di Cesare Perri, psichiatra e psicoterapeuta della città della Piana. Attraverso un reading e un interludio musicale, i giovani blogger di Manifest. hanno dato voce alla densa storia allestita dall’autore.
Seguendo la propria mission di sedurre l’intelletto sorprendendolo, i ragazzi di Manifest. si sono lasciati accompagnare da Cesare Perri giusto il tempo di introdurre il romanzo, per prendere poi possesso pieno dello spazio e del tempo, catalizzando l’attenzione dei convenuti su ciascuna singola esperienza di lettura e di interpretazione. L’opera dello psicoterapeuta è quindi divenuta una materia prima da plasmare e dalla quale farsi plasmare, oltreché una delle innumerevoli bussole da utilizzare per ‘cogliere sul fatto’ e per disvelare tutti gli aspetti della cultura, nelle loro forme molteplici. I giovani blogger hanno pertanto toccato con mano l’intenso lavoro di Perri e lo hanno riproposto alla stregua di un frutto fresco da condividere. In questo modo, il collettivo ha altresì dimostrato come l’opera d’arte non rimanga fissa e fine a sé stessa, ma possa e debba in realtà rigenerarsi tra le mani di chi ne fruisce. E l’autore medesimo, come un padre attento e coraggioso, ha dunque il compito di ‘donarla’, di trasmettere agli ‘altri’ la creazione del proprio intelletto. Per questa ragione, dopo aver brevemente introdotto l’opera, Cesare Perri ha spianato la strada ai giovani del collettivo. Anzi, al fine di spiegare questa esigenza di cedere la scena, di affidare il lavoro in mani diverse da quelle che l’hanno generato, l’autore ha chiarito che il romanzo stesso non pretendeva d’esser presentato seguendo i canoni classici, non ne aveva l’esigenza. Perri intendeva creare un’atmosfera dinamica ed evidentemente ha raggiunto questo obiettivo, stando alla risposta di un pubblico attento e commosso che ha partecipato con empatia al reading fino alla conclusione dell’evento.
La vita ha due estremi, la nascita e la morte, ma è nel mezzo che essa scorre, che si ribella e che può generare a sua volta altra vita. Proprio in questo atto di generazione interna all’esistenza che scorre, s’inserisce la vicenda narrata da Cesare Perri, una storia parallela di due ragazzi, due bachi che con acrobatica tenacia lottano per ottenere il loro pezzo di libertà. Sono quindi due le vite tracciate dall’autore: quella di Palma, sedicenne che tenta il suicidio e si ribella, attraverso un duro dialogo con la madre, alla sua stessa famiglia mafiosa; e quella di Giancarlo, un ventisettenne zoppo, disabile, che passa da un sarcasmo rancido e una routine da hacker dietro un pc alla stanchezza crescente dovuta proprio alla disabilità. Due linee parallele che, sottraendosi alle regole geometriche, finiscono per incrociarsi.
“Per chi abitualmente varca all’alba il confine del proprio guscio – villa, stamberga o roulotte che sia – i propri sensi la sfiorano appena, soccombendo all’imperio delle azioni. Di essa te ne accorgi solo se sei un occasionale transfugo della notte. Allora ti accoglie con i suoi esclusivi colori, odori, suoni, voci e t’impone una transumanza affettiva tra le coltri appena abbandonate e le temperature del mondo.
Una corporeità che appartiene all’alba di un determinato panorama e di un preciso giorno e non a quelli di prima o a quelli che verranno, come quando si nasce o si muore.
Luminescenze e opacità che si alternano, si distaccano e si affiancano per trasformarsi in ricordi che vivranno di un’aura propria, di un tempo proprio, altalenante tra ieri e domani, tra la gioventù e la vecchiaia, irrispettosi dei vincoli anagrafici e sottoposti solo ai richiami emotivi. Per divenire essenze della vita”.
Con queste parole si è avviato il reading e su queste stesse parole è iniziato il cammino di condivisione del sapere al quale venerdì sera Manifest. ha aggiunto un nuovo tassello.
Daniela Lucia