Cosenza – Quando si parla di Natale a seconda dell’età dell’interlocutore, si va a creare un immaginario ben definito: i bambini pensano ai regali che riceveranno, al riproporsi dei cartoni animati in tv, alle vacanze; i ragazzi penseranno ai regali da fare, ai compiti a casa, alle uscite serali. Potrei stilare qui la lista, ma lascerò che sia la vostra mente sociologica a completare. Poche cose riescono ad unire le persone di diversa classe sociale e razza: una di queste è la musica. Parlare di musica a Natale è come livellare la conoscenza delle persone rendendole propense al dialogo, questo perché il Natale è fatto di Jingle Bells, di Bianco Natale, di Bublé e strine.
A piazza Kennedy ho assistito ad un evento musicale che mi ha fatto maturare questo pensiero. Daniela Arena ha portato su di un piccolo palco il coro del C.A.M. (Centro Artistico Musicale) di Francesco Petrasso, la violinista Arianna Luci, alcuni suoi allievi e la maestra Natascia Cucunato ad esprimere il loro pensiero sul natale. Tematica principale dello spettacolo è stato il “sogno” e la loro realizzazione e i grandi artisti, alla domanda “quale è il tuo sogno?” della presentatrice Marianna Esposito, hanno risposto con la tipica espressione fanciullesca di chi esprime un desiderio. Natale e sogni si stringono molto spesso la mano e i ballerini della maestra Natascia Cucunato lo hanno espresso molto bene sulle note di “Murde the beat” nella coreografia di Nilde Serpa.
Ballerini, allievi, bambini, maestri… tutti su di un piccolo palco a celebrare un momento di ritorno all’infanzia, quando si canticchiava Jingle bells mentre si aspettava l’arrivo di Babbo Natale.