Cos’è la speranza per una terra vessata su più fronti dall’opprimente mano della ‘ndrangheta? Come si può ancora sperare, se anche i più piccoli lumi vengono spinti verso l’oscurità? Quesiti semplici, ai quali però spesso risulta complicato riuscire a dare una risposta.
Grondante di problemi che bramano da decenni una soluzione, la Calabria si è ormai accasciata nella morsa di belve feroci che, se da un lato limitano la libertà dei singoli, dall’altro ramificano potere e tentacoli anche nei luoghi della Pubblica amministrazione, ormai presidi di una legalità instabile.
In questo scenario dove davvero la speranza appare come una debole fiammella lontana, il cui cammino per raggiungerla è arduo, s’inserisce l’ultimo lavoro di Francesca Viscone, che viene da anni di studi e indagini sui risvolti sociali della capillare presenza della ‘ndragheta in Calabria. “La speranza non è una terra straniera. Storie di sindaci e amministratori minacciati dalla ‘ndrangheta“, edito da Città del Sole, con la prefazione firmata da Renate Siebert, si presenta al pubblico alla stregua di un campanello d’allarme, con la volontà di insinuarsi nel tessuto sociale trasformandosi in consapevolezza di un fenomeno tristemente diffuso. Un fenomeno complesso e complessivo, composto da casi singoli che pretendono però di essere analizzati nel loro insieme.
La questione diventerà oggetto di confronto e dibattito il prossimo sabato 14 marzo a Carlopoli, in provincia di Catanzaro, occasione in cui l’autrice ne discuterà insieme a Simona Dalla Chiesa, figlia del Generale Dalla Chiesa, a Mario Talarico, sindaco della cittadina del Reventino, e a Giuseppe Aleta, ex sindaco di Cetraro e attualmente consigliere regionale. L’evento, organizzato da Avviso pubblico di concerto con il Sistema Bibliotecario Lametino, sarà monitorato dalla coordinatrice regionale di Avviso Pubblico, nonché assessore del comune di Carlopoli, Maria Antonietta Sacco.
“La speranza è – o non è – una terra straniera? Ovvero, la speranza diventa un lusso incalcolabile quando la terra che ci appariva familiare assume via via le sembianze di un continente estraneo, irriconoscibile? Una terra di bellezza struggente, deturpata da una volgarità criminale distruttiva e grossolana. Eppure, i mafiosi rappresentano una minoranza. È l’area opaca del consenso col malfattore che consente loro di spadroneggiare”, con queste parole la sociologa Renate Siebert ci introduce alla lettura di un saggio che è molto più di un libro: è riflessione, presa di coscienza… Finestra aperta su una realtà possibile.
Daniela Lucia